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MotoGP, Rossi è secondo. A Sepang vince Marquez

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Ignazio Stagno
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Quei due birbanti lì, occhi furbi e cervello fino, pronti a darsele alla prima occasione e a far strabuzzare gli occhi agli appassionati. La premiata ditta Vale e Marc non delude e si conferma marchio di garanzia: a Sepang uno è atteso, l'altro decisamente meno, la scena però è solo per loro e il loro magico mondo di rivalità e amicizia. Marc Marquez fa 12, come Mike Doohan, e non nasconde che a Valencia dopo il numero 13 alla casella Pole Position vuole ritoccare pure quello delle vittorie stagionali. Perché i record significano solo che sei sulla buona strada, diceva alla vigilia, ma la bandiera del giro d'onore e l'esuberanza a fine corsa dimostrano comunque una certa soddisfazione e orgoglio, soprattutto dopo un relativamente lungo digiuno condito di tanti errori. Di Valentino Rossi non si può più dire nulla, era ed è sui generis, oramai ha disarmato anche il più utopico degli utopici (o il più ottimista degli ottimisti, se preferite). Sciorina una gara spaventosa dopo prove “drammatiche” e tutti, compresi gli oltre 10000 della tribuna malese a lui dedicata, pregano per un elisir dell'eterna giovinezza che lo condanni a una vita di corse eterne. I due hanno alzato il livello, malgrado i 14 anni di differenza, perché uguali e per nulla intenzionati a sventolare bandiera bianca. Nel caldo umido ai limiti del sopportabile riescono a girare sotto il 2'02” fin quasi alla linea del traguardo e registrano non a caso i due crono migliori, affidando agli pneumatici l'ardua sentenza. Le moto Honda stressano meno le coperture, affermava Sabato Rossi, e così al terzultimo giro l'italiano ha dovuto arrendersi, comunque felice per la competitività, per la superiorità nei confronti del compagno di squadra, per una seconda posizione sempre più nel sacco. Entrambi scelgono e applicano una strategia perfetta con una guida fluida e intelligente, proprio per accarezzare le delicate gomme e renderle performanti il più a lungo possibile. Guida dettata pure dalle condizioni climatiche che impedivano approcci arrembanti e rischi inutili, come in definitiva mostrato da Pedrosa o da un Lorenzo dichiaratamente esausto e inerme a sorpasso subito. Nel giorno nero delle Ducati, dunque, Marquez “torna” ragazzo prodigio e Rossi vecchio prestigiatore, uno cannibale ad ogni uscita, l'altro forte della capacità propria e del team di tirar fuori il coniglio dal cilindro quando conta. Ancora un appuntamento e già fa capolino la malinconia, perché, a dispetto del dominio dello spagnolo di Cervera, questo campionato ha regalato tanto, prestazioni sopraffini e confronti adrenalinici di cui sarà difficile fare a meno per mesi. di Giulia Volponi

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