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Carlo Tavecchio, l'ex presidente della Fcgi: "Dopo di me è un disastro"

Matteo Legnani
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Sono passati dieci mesi dalle dimissioni di Carlo Tavecchio da presidente della Federcalcio, il suo addio doveva rappresentare un nuovo inizio per il calcio italiano, che invece si ritrova precipitato nel caos dopo un' estate di decisioni frettolose e ricorsi giudiziari che hanno sconvolto i calendari delle serie minori. Come vive la peggior stagione del nostro pallone l' ex numero 1 Figc? Al lavoro, mentre continua a 75 anni a impegnarsi per migliorare l' impiantistica e la sostenibilità ambientale del calcio: «Mi sto occupando soprattutto del risparmio energetico nei nostri impianti. Ci sono 17mila campi dove si consumano quantità enormi di acqua ed elettricità, ma ci sono metodi innovativi per ridurre gli sprechi», racconta a Libero mentre si dirige a una riunione sul tema. «E continuo il lavoro sui terreni in erba sintetica del futuro». Tavecchio, com' è vedere da fuori il calcio italiano che va a rotoli? Tutto è iniziato con le sue dimissioni... «Voglio ricordare che io mi sono dimesso pur non essendomi mai occupato direttamente della Nazionale. La responsabilità tecnica era in campo al vicepresidente Renzo Ulivieri e al commissario tecnico Giampiero Ventura, che era stato assunto all' unanimità dal Consiglio federale. E di intesa con il Coni, ci tengo a sottolinearlo. Poi la retromarcia di Marcello Lippi dal ruolo di direttore tecnico ha cambiato le cose. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali, quando ho visto che nessuno si dimetteva, ho pensato di farlo io per una questione morale ed etica. Ci voleva un capro espiatorio. Ma oggi la situazione è peggiorata». Dopo le liti tra le componenti, il Coni puntava a sistemare tutto con il commissariamento che, invece, ha portato solo a una lunga serie di errori. Tutta colpa di Giovanni Malagò? «C' è una trattativa giuridico-legale che cambia le carte ogni giorno. In Lombardia questa situazione si chiama in modo spiritoso "Ucas", Ufficio complicazione affari semplici. A maggio un comunicato ufficiale aveva previsto i ripescaggi fino a 22 squadre in Serie B - un format che non è stato ufficialmente cambiato ed è ancora in vigore per la stagione 2019/2020 - e aveva illustrato anche le norme per accedervi tra carte e fideiussioni. A un certo punto ci si è rimangiati tutto, sconvolgendo la situazione ad agosto e facendo partire il campionato a 19. E quelli che avevano disputato i playoff alla fine della scorsa stagione? Avevano giocato un mese invano?». L' Entella ha già giocato in Serie C e ora - dopo varie peripezie giudiziarie - è stato riammesso in B con l' applicazione alla classifica del 2017/18 del -15 al Cesena per le plusvalenze tarocche. Come andrà a finire? «Le pene sono afflittive se sono applicate nell' anno di competenza, altrimenti non servono. Partiranno una serie di ricorsi, la Figc dovrà affrontare un inverno di battaglie legali, ma non ho certezze sull' esito. Ricordo solo di aver lasciato la federazione con quattro squadre in Champions contro le due del passato, quattro partite assegnate a Roma per l' Europeo itinerante 2020, un bel gruzzoletto nelle casse federali nonostante i 40 milioni tagliati dal Coni, i centri di formazione federale e l' innovazione del Var. Senza dimenticare Michele Uva vicepresidente Uefa ed Evelina Christillin nell' esecutivo Fifa». A proposito del Var, da quando è andato via - e nonostante il successo al Mondiale - sembra che sia oggetto di una campagna di boicottaggio. La rivoluzione sarà vanificata? «Ricordo ancora la battaglia enorme di Aldo Biscardi per la moviola in campo. L' autorizzazione per il Var risale al 2014, quando fui uno dei primi a parlarne con il presidente Sepp Blatter, prendendo a modello gli altri sport che l' avevano già adottato. I numeri dell' anno scorso sono chiari: a fronte di pochissime errate applicazioni, le sviste arbitrali corrette sono state molte: secondo i dati Lega e Aia, gli errori dei fischietti si sono ridotti dal 5,7% allo 0,89%». Eppure in queste prime giornate di campionato ci sono state tante polemiche per il suo mancato uso... «L' errore tecnico rimane, perché c' è di mezzo una valutazione umana soggettiva. Di certo c' è solo che il Var è irreversibile». Il 22 ottobre sembra che finalmente si riuscirà ad andare a nuove elezioni per la presidenza Figc. Sarà la volta buona? «Deve esserlo, le parti dovranno trovare una soluzione altrimenti sarà una sconfitta ulteriore. E il governo sarà costretto a intervenire. Il commissariamento, poi, è stato il più grande errore della Federazione. Però la governance non è l' unico problema, va riformata anche la giustizia sportiva. Gli organi superiori di garanzia vennero creati dopo Calciopoli, con intento punitivo nei confronti della Figc. Ora serve una mediazione per risolvere i conflitti tra giustizia federale, Tar e collegi di garanzia». di Francesco Perugini

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