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Italia, Roberto Mancini con Fabio Quagliarella e Moise Kean: il vecchio e il bambino

Davide Locano
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Lo vedi correre sui prati di Coverciano, incitare i ragazzi, spiegare le sue idee. Roberto Mancini la Nazionale la guida così: mai a bordo campo, se non quando è ora di fare spazio alla partitella, sempre in mezzo ai giocatori, dispensando consigli soprattutto agli attaccanti. Naturale che sia così, perché Mancini, prima che ct azzurro, è stato attaccante di classe e fantasia, goleador e uomo assist, un po' numero 9, un po' numero 10, e ha scritto pagine incancellabili nella storia della Samp. Al servizio del suo estro c' era Attilio Lombardo, da pochi giorni di nuovo con lui (è vice ct azzurro al posto dell' uscente Gregucci) e a completare l' attacco dei sogni c' era Gianluca Vialli, complemento e spalla ideale del Mancio. Si è ipotizzato di un ruolo federale per l' ex centravanti, se ne riparlerà in futuro. Ma se potesse, Mancini lo riporterebbe in campo subito per dare una mano a una Nazionale che si dimena alla ricerca di un goleador (in 9 partite della nuova gestione solo 8 gol, due dei quali contro la modesta Arabia). Non un goleador qualsiasi, ma uno di classe, proprio come Vialli. belotti e immobile Perché il ct il centravanti lo vuole così: forte fisicamente ma mobile, potente ma leggero nell' accarezzare il pallone, affamato in zona gol ma disposto a lavorare per la squadra. Così era Gianluca Vialli (16 reti in 59 presenze azzurre), così non è Belotti (5 gol in 20 gare), attaccante molto da battaglia e poco da manovra, molto da sciabola e poco da fioretto. Così non è Immobile (a segno 7 volte in 35 sfide), punta che dà il meglio se può far valere la sua progressione in contropiede, attaccante che si sbatte per la squadra, ma che non sempre lo fa con qualità. Il Mancio non stravede per lui (eufemismo), ma finché il numero 17 della Lazio continua a segnare risulta difficile non convocarlo, e così, per il momento, soltanto Belotti (escluso per la terza volta consecutiva) paga il basso indice di gradimento dell' allenatore nei suoi confronti. Leggi anche: Mancini fa fuori Balotelli con una telefonata Ci sarebbe Balotelli, ma dopo averlo visionato personalmente in O.Marsiglia-Nizza, Mancini ha deciso che non è il suo momento: ancora un po' sovrappeso e poco utile alla manovra, anche se efficace in zona gol. E allora, non ci sarà Gianluca Vialli, ma viene sempre dalla Samp l' alternativa individuata dal ct per dare una mano alla Nazionale. qualità e personalità Si chiama Fabio Quagliarella, ha segnato 21 gol in campionato e in fatto di qualità non si discute, ma ha 36 anni ed è il primo over 35 convocato dal Mancio. Tra lui, il "vecchio" del gruppo azzurro, e Moise Kean, il "bambino", ballano 17 anni. Tra campionato, Champions e Coppa Italia lo juventino ha giocato soltanto 182' complessivi segnando 3 gol, ma Roberto Mancini, appunto, guarda altro: qualità, piedi buoni, personalità, in nome di un ideale di gioco offensivo, propositivo e, se possibile, che diverta la gente. Se decide di affidarsi a un 36enne e a un ragazzino che non gioca mai, è per quattro motivi: 1) Belotti proprio non gli piace; 2) Non vuole lasciare nulla di intentato per risolvere il problema del gol; 3) Là davanti gli interessano i piedi buoni e al diavolo chi parla di cuore, grinta e furore. 4) Kean, per il Mancio, ha le carte in regola per diventare un campione, mentre Belotti sarà sempre e solo un buon attaccante. di Alessandro Dell'Orto e Simone Malagutti

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