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Nazionale, il segreto della "Giovane Italia" di Mancini si chiamano Di Biagio e Viscidi

Giulio Bucchi
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Secondo Di Biagio, non è tanto la nazionale maggiore a trascinare il movimento calcistico italiano verso l' alto, quanto le giovanili che dal basso spingono la selezione di Mancini. La verità sta nel mezzo: Mancio sta velocizzando la crescita dei talenti convocandoli "anzitempo" nella nazionale maggiore, ma è vero anche il contrario, cioè che questi talenti sono sempre più vicini al livello richiesto. Ben venga però la rivendicazione di Di Biagio: ci permette di aprire gli occhi su quanto sta accadendo sotto la superficie della nazionale. Il movimento, infatti, si è fatto virtuoso senza che ce ne accorgessimo. Mancini convoca il suo omonimo, difensore dell' Atalanta, ma anche Barella, Chiesa, Donnarumma e Pellegrini, oltre ai precoci Kean e Zaniolo che non hanno ancora compiuto 20 anni, anche se tutti potrebbero essere chiamati anche dal collega dell' Under 21. La quantità è rilevante: lo stesso percorso intrapreso da Bernardeschi e Insigne viene ora replicato in massa, non è più l' eccezione che conferma la (pessima) regola ma sta diventando la (buona) regola. Di Biagio li definisce «figli delle Nazionali». È un progetto, spiega, «iniziato otto anni fa, quando ci hanno chiesto di rifondare le giovanili azzurre e diventare rifornimento per la Nazionale maggiore» e che ora «non è solo avanti, ma è completato». Di Biagio parla di "movimento", non si riferisce mai alla sola Under 21, né ad una delle altre, si fa quindi portavoce di una squadra di lavoro che comprende «il coordinatore delle nazionali giovanili Maurizio Viscidi e Arrigo Sacchi che ha impostato un metodo di lavoro». Ed è fondamentale che Di Biagio non rivendichi i giocatori che potrebbero essere "suoi", ma accetti con piacere che siano convocati da Mancini. E non è affatto scontato: un ct dell' Under 21 potrebbe pretendere i migliori calciatori per sé per raggiungere una vittoria e addobbare il curriculum personale, invece Di Biagio ragiona da tecnico federale quale in effetti è, per il bene comune. Vincere un trofeo gli interessa relativamente perché «se la nazionale maggiore finisce la partita con quattro potenziali Under, per l' intero movimento è una grande vittoria». Così è nato uno scambio di giocatori che accresce il valore di tutte le selezioni. È il principio dei vasi comunicanti, per cui il livello è il medesimo per tutti i contenitori. Le Under levigano il talento dei giovani e li consegnano in anticipo rispetto ai tempi passati alla nazionale maggiore. Quest' ultima, a sua volta, chiamandoli alle armi prima che siano davvero maturi, permette loro di compiersi. Soprattutto perché si allenano con campioni affermati, come Quagliarella, papabile titolare a 36 anni e perfetta chioccia per i ragazzi. In sostanza, Mancini corona il lavoro avviato prima del suo arrivo, trasformando le nazionali in un unico grande organismo. Stiamo diventando ciò che desideravamo essere. di Claudio Savelli

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