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Milan, Maurizio Ganz il nuovo allenatore delle donne: "Tra poco nel calcio comanderanno loro"

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Caterina Spinelli
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Paolo Maldini e Zvonimir Boban dietro, Maurizio Ganz davanti. Non è lo schema del Milan da scudetto del 1999, ma lo schieramento con cui il Diavolo riabbraccia l' attaccante nelle vesti di allenatore della squadra femminile. Da bomber a bomber, «el segna sempre lu» raccoglie l' eredità di Carolina Morace e punta a spingere le rossonere più in alto dell' anno passato, chiuso al terzo posto a un punto dalla Champions League a due dalla Juve scudettata. Un intruso in un mondo che vede sempre più donne in panchina da allenatrici - a partire dalla bianconera Rita Guarino - e commissari tecnici, tra cui l' azzurra Milena Bertolini? «Non direi, anche perché tra poco saranno le donne ad allenare le squadre maschili», assicura Ganz. «Siamo in tanti in Serie A, ci sono Piovani al Sassuolo, Cincotta alla Fiorentina (cresciuto proprio con Ganz alla scuola della Masseroni Marchese, ndr) e tanti altri. Non c' è un calcio maschile o femminile, per me c' è solo il calcio. Scoprirò le differenze non appena inizierò, ma per me c' è una sola idea di pallone. L' approccio magari sarà diverso: io sono un tecnico focoso, quindi ogni tanto mi morderò la lingua». PUNTA DI CARATTERE Fu proprio il suo temperamento a spingerlo nel dicembre 1997 a lasciare l' Inter di Gigi Simoni e di Ronaldo il Fenomeno - dove era arrivato dopo tre grandi stagioni all' Atalanta - per passare al Milan, in cambio della seconda metà di Moriero e di un piccolo conguaglio. Pochi giorni dopo quell' oltraggioso cambio di maglia, segnò anche uno dei gol nel derby di Coppa Italia chiuso 5-0. E corse a festeggiare verso la panchina di Fabio Capello. Traditore? Rompiscatole? «Il dna Milan c' è sempre stato, anche se non ho giocato tanto qui. E in rossonero è cresciuto anche mio figlio. Con questa maglia ho avuto la fortuna di vincere e ora tornare da allenatore è davvero bello», ricorda l' attaccante, autore di 11 reti in rossonero e protagonista dello scudetto di Zaccheroni, prima di ripartire per un lungo viaggio attraverso 14 maglie e circa 200 gol tra Venezia, Fiorentina, Ancona e Modena. «Sono sempre stato una persona che ama la verità. Non ho mai amato le bugie e mi sono sempre piaciuti gli allenatori che mi dicevano le cose in faccia. Sono una persona pulita: ho lavorato in tutte le categorie, nelle giovanili del Varese, in Svizzera e in Serie D: ho fatto 200 mila km per allenare, credo sia un bel percorso». IN CAMPO A MONZA Di certo, l' esperienza non gli manca per trasmettere qualcosa a chi, come lui, ha il vizio del gol. E cioè Valentina Giacinti: «Ha fatto un bel Mondiale: aveva vinto il titolo di capocannoniere e nella prima partita non era titolare, ma si è allenata bene. Corre tanto, è molto generosa nell' aiutare le compagne. Magari le insegnerò a farlo di meno per essere più lucida sotto porta». A 50 anni suonati, Ganz ha fretta di andare in ritiro per prendere subito di petto un' altra sfida senza paura: calarsi nel mondo femminile, creare un gruppo coeso e dargli un' identità di gioco che permetta alle rossonere di fare meglio della stagione passata mantenendo vivo l' entusiasmo nato nel pubblico tricolore durante i Mondiali francesi. Ecco perché il Milan femminile creerà una formazione Primavera e a partire dal via del campionato (14 settembre) giocherà le partite casalinghe al Brianteo di Monza, casa del club di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Il mercato ha portato sei nuovi acquisti per rinforzare il gruppo che ha perso Manuela Giugliano (passata alla Roma) e la brasiliana Thaisa, ma conservato Bergamaschi, Fusetti e la stessa Giacinti. «Thaisa al Real Madrid disputerà un campionato professionistico: è una scelta che non è dipesa solo da noi, ma da alcune norme che non ci avvantaggiano», spiega Elisabet Spina, responsabile del settore femminile rossonero. È quella del professionismo, dunque, la strada da intraprendere? «Certo, bisogna tutelare gli investimenti e permetterci di competere in campo internazionale». di Francesco Perugini

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