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Juventus, Luciano Moggi e la provocazione: la possono fermare solo con un'altra Calciopoli

di Davide Locano domenica 14 ottobre 2018

3' di lettura

C’era una volta Maradona: era uno solo ma in campo sembravano tanti. I media parlano sempre delle sue gesta e spesso della Mano de Dios, quel gol di mano al Mondiale dell’86. Era bravo, svelto e furbo. Ma quello che Dio gli aveva dato in dono erano soprattutto piedi buoni e testa calcisticamente pensante: sempre in perfetta sintonia. La sola presenza in campo di Diego era sufficiente a tranquillizzare il resto della squadra e, nello stesso tempo, a condizionare gli avversari. Per arginarlo andavano su di lui in due e talvolta anche in tre, lasciando voragini per le incursioni di Careca & C. “Stancare l’avversario facendolo correre a vuoto per poi poter andare in gol con più facilità” era la massima di Maradona. Prima di ogni partita impartiva i suoi insegnamenti che erano considerati vangelo e anche i difensori, di solito i più sprovveduti tecnicamente, riuscivano a seguirlo nelle evoluzioni di un possesso palla infinito che mandava al manicomio gli avversari. Leggi anche: Zidane a un passo dalla Juve: lo conferma pure il suo agente La sua presenza ha reso famoso il nostro campionato per diversi anni, condizionando al tempo stesso le società, prima di tutte il Milan che, per contrapporsi, prese campioni come Van Basten, Gullit e Rijkaard. Il nostro era considerato il campionato più bello del mondo. Ma, come tutte le cose belle di cui nessuno vorrebbe fare più a meno, anche la serie A perse la sua essenza, subendo poi uno stop repentino a partire dal 2006. La Juve si è impegnata a riportare il campionato in auge, vincendo tra l’altro ben sette scudetti di fila. Non contenta dei successi ha voluto adesso uno dei migliori giocatori al mondo, Ronaldo, per ridare al torneo la visibilità di un tempo, quando i campioni stranieri facevano a gara per venire da noi. E c’è riuscita. Ora del nostro campionato se ne parla ovunque, di Cristiano si esaltano le doti, non è Maradona ma comunque si avvicina a quel gran fuoriclasse. Osservare le partite della Juve attuale rimanda la mente a quel Napoli di Diego: in campo tutte le attenzioni dei compagni sono rivolte verso il campione portoghese il cui possesso palla manda in tilt gli avversari. Le televisioni lo rincorrono, i ragazzini (come ad Udine sabato scorso) invadono il campo per un suo autografo, la Juve con lui è imbattuta sia in campionato che in Champions: e la sicurezza della forza traspare nella faccia di ogni suo tesserato. Al Friuli i bianconeri hanno dato spettacolo e Ronaldo ha suggellato la prestazione con uno splendido gol, chiudendo la contesa sul 2-0. Giusto quindi riconoscere come CR7 stia valorizzando il nostro campionato così come, in negativo, possa condizionare involontariamente quello spagnolo: il Real infatti non è più quello di prima, perde anche in casa dell’Alaves e pure gli ex compagni, oltre ai tifosi madrileni, lo rimpiangono. C’è già qualche opinionista italiano che pone la domanda: «Come si può fermare la Juve attuale?». Rispondiamo noi: «Con un’altra Calciopoli». Peccato che non ci sia più Telecom a disposizione... di Luciano Moggi

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