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Dopo il caos nello spogliatoio Inter, è caccia alla talpa

di Giovanni Ruggiero domenica 27 dicembre 2015

3' di lettura

Pare che la domenica interista sia stata un disastro di dimensioni bibliche, tanto che il colpo proibito di Melo (3 giornate di squalifica) è stranamente scivolato lontano dai grandi titoli d' apertura. Così come l' analisi della sconfitta casalinga con la Lazio. Riassunto tutto ad un fiato: nella sola giornata della partita, in ordine, Ljajic avrebbe fatto i capricci rifiutando di cambiarsi per lanciare un segnale di disapprovazione a Mancini (reo di averlo escluso dai titolari); il tecnico a sua volta furioso per il pessimo primo tempo della squadra se la sarebbe presa con Jovetic su tutti all' intervallo, sostituendolo infatti dopo 10' della ripresa; per questo dopo la gara il montenegrino avrebbe fatto volare parole pesanti nei confronti del mister, il tutto mentre capitan Icardi e Melo rubavano la scena trasformando le docce in un ring. Un «thriller» a regola d' arte. Lo scoop è stato smentito immediatamente da Mancini su Twitter, e poco dopo dall' Inter tramite un comunicato ufficiale apparso sul sito web, in cui si fa eco alle parole del tecnico: «Non serve fantasticare su presunte e infondate divisioni o liti nel nostro gruppo». Da che è nato il giuoco del calcio, esistono i litigi e le sfuriate nello spogliatoio. E ci mancherebbe. Pensare ad un Mancini furibondo all' intervallo è quantomeno scontato. L' Inter stavolta non solo ha giocato male (come già accaduto in stagione), ma non ha neanche convinto come intensità mentale (cosa che invece non era mai mancata fino a domenica). Di fronte alle difficoltà si misura lo spessore di un gruppo, e il vuoto fa più male del caos. L' indifferenza al fallimento è il peggiore dei problemi, e a quanto pare non è il caso dell' Inter, perché la reazione c' è stata, per una sconfitta inaspettata ma quanto mai nell' aria dopo l' andazzo «troppo natalizio» della settimana. Spesso i giocatori stessi chiamano «famiglia» il gruppo che viene a crearsi con i compagni. E, come è normale che sia, in famiglia si litiga, si discute, si alza la voce, alle volte. E ben venga se c' è qualche anima di personalità in grado di affrontare di petto le questioni scomode. Sono cose ordinarie. Anormale sarebbe stata la non-reazione del Mancio di fronte alla pessima prestazione della sua squadra. Nessuno se lo immagina entrare nello spogliatoio dopo il match per stappare bollicine e augurare a tutti buon Natale. La bolla è di sapone, dunque. Il problema per Mancini semmai è un altro: chi ha spifferato? Esiste una talpa che ha deliberatamente dato il via alla bufera? Potrebbe essere stato un giocatore, così come qualcuno che bazzica nei corridoi della «pancia» di San Siro e ha sentito qualche tono sopra le righe. Qualora fosse stato un calciatore, lo sapremo alla ripresa del campionato. Quando qualcuno mette in pericolo la sacralità del gruppo, il Mancio non perdona. Se dalla partita con l' Empoli qualche pedina dovesse «misteriosamente» sedersi in panca, non sarà in virtù del magico turnover del tecnico. Anche sul web il caso ha preso una piega estrema. La parola «crisi» associata all' Inter ha monopolizzato i social per qualche ora. I vocaboli usati per descrivere la sconfitta nerazzurra con la Lazio sono state molto coloriti: da «crollo» a «disastro», passando per «inferno». Termini esagerati per una squadra comunque prima, con 14 punti in più rispetto ad un anno fa. In pochi, all' indomani delle amichevoli estive dell' Inter, avrebbero scommesso sui nerazzurri in vetta a Natale. Gli artefici della rinascita sono in primis Ausilio (capolavoro di mercato) e Mancini. Il tecnico, improvvisamente, è stato dipinto come un incauto rissoso. Talmente inadeguato che il Chelsea orfano di Mou, per riportarlo in Premier, sarebbe pronto a ricoprirlo d' oro per due anni. Claudio Savelli

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