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Moratti si tiene Strama. Ma forse cede l'Inter...

Il tecnico salvo anche senza Coppia Italia. In Saras nuovi soci russi: il preludio all'uscita di scena?
di Andrea Tempestini domenica 21 aprile 2013

Massimo Moratti

2' di lettura

  di Francesco Perugini A Milano arriva l’inverno russo. No, non è impazzito il meteo: è solo l’effetto dell’accordo tra la Saras e il gruppo Rosneft. Il colosso russo - di proprietà del Cremlino - entra nel capitale azionario della Saras. Sgarbo al Milan dell’amico Berlusconi a parte, il braccio petrolifero del governo Putin conclude un importante affare per il rilancio dell’azienda di proprietà di Gian Marco e Massimo Moratti: 13,7% del capitale per un totale di 178,4 milioni di euro (e un altro 7,3% verrà rilevato con un’Opa). La famiglia mantiene il controllo col 50,02% delle quote, ma i due fratelli incassano una bella cifra dopo quattro anni senza dividendi. In sostanza, il patron dell’Inter si trova in tasca 90 milioni di euro in più in un momento non facile per l’economia e per la squadra. Bisogna ricordare che il fair play finanziario vieta interventi diretti della proprietà nei conti societari, a meno che non si tratti di aumenti di capitale. Un intervento necessario se si confermeranno le previsioni su un bilancio nerazzurro 2012/13: in miglioramento, ma ancora in perdita di circa 50 milioni di euro. Con i nerazzurri precipitati al settimo posto in classifica e in piena crisi di risultati, una notizia del genere è un’iniezione di buon umore. Innanzitutto in prospettiva futura: l’affiancamento a un partner così importante, infatti, apre scenari amplissimi. A partire da una progressiva cessione di alcuni asset della Saras ai russi, passando per una sponsorizzazione sostanziosa, fino all’ingresso - o al subentro - di un socio forte moscovita nella proprietà dell’Inter. «L’accordo riguarda solo la Saras», assicura Moratti che potrebbe trovare però proprio in Russia un partner per la costruzione dello stadio, progetto bloccato dopo il fallimento dell’accordo con i cinesi. Ma si parla di scenari futuri, troppo lontani per distogliere l’attenzione dallo snodo decisivo della stagione: la semifinale di Coppa Italia con la Roma di domani. «Non posso che sostenere Stramaccioni, viste le difficoltà incontrate», ribadisce il patron dopo il ko di Trieste, «stiamo facendo un campionato difficile e drammatico da un punto di vista degli infortuni, spero che si inventi qualcosa. C’è molto da rivedere, non solo nello staff medico. Il rigore del Cagliari? Solo un errore, anche se Mourinho mi aveva avvisato». Il tecnico dunque è al sicuro a prescindere dal match coi giallorossi. Una scelta coraggiosa guardando al rendimento degli allenatori post-Mou: 1,7 punti a partita la media di Strama, meglio di Benitez e Ranieri ma molto meno di Leonardo (2,16). Ma non mancano le attenuanti, come gli infortuni, che con i guai di Gargano (lesione) e Nagatomo (menisco, stagione finita) toccano quota 11. Serve un’invenzione per conquistare la finale di Coppa Italia (si riparte dal 2-1 dell’andata). La sfida che valeva lo scudetto negli anni d’oro, diventa la chance più concreta per entrambe le squadre di entrare in Europa League. In attesa dell’inverno russo.  

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