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"Rimpiango la Juveeravamo i più forti, e non rinnego la triade"

Il ct della nazionale russa è nostalgico. ripensa alle vittorie con la Juventus e allo scudetto vinto nella capitale
di Ignazio Stagno domenica 25 novembre 2012

2' di lettura

Fabio Capello, dalla Russia, con nostalgia. Don Fabio si racconta ad "Undici" su italia 2 e rispolvera la bachca dei ricordi. Ora che lui è il ct della nazionale russa può guardare al passato a mente fredda e dare un valore diverso alle vittorie e agli uomini che lo anno circondato. "A Torino mi ricordo gli scudetti che poi sono stati annullati: io ho ancora a casa le medaglie. Eravamo i più forti, l’unico rammarico è stato non riuscire ad imporci anche in Europa. A Moggi, Giraudo e Bettega sono ancora affezionato: non rinnego la mia amicizia con loro, si vede che nel calcio avevano qualcosa in più rispetto agli altri", spiega Capello. E sulla Juventus di oggi dice: "È vero che dopo la Champions la Juventus ha fatto un po’ di fatica a riproporsi in campionato: devi avere una rosa veramente ampia per non perdere potenziale di rendimento, ma in Serie A i bianconeri possono fare quello che vogliono, credo che non ci sia corsa". Poi il cuore di Capello vola sotto il cupolone dove ha vinto uno scudetto che per i romanisti ne vale dieci:"La Roma, con i giocatori che ha dovrebbe essere più vicina alla vetta della classifica, ma bisogna dare tempo ai giocatori di assimilare la nuova filosofia dell’allenatore. A Roma vincere lo scudetto è più difficile rispetto alle altre piazze, perché basta che vinci una partita e subito c’è euforia: tutti i giorni devi lavorare per tenere a bada questa euforia. Il ricordo più bello che ho di Roma è sicuramente lo Scudetto e i derby vinti. L’unica cosa che non mi è piaciuta è che dopo aver vinto il campionato, al posto di festeggiare subito, lo abbiamo fatto dopo tre giorni". Poi Don Fabio parla del calcio italiano e delle sue prospettive: "Ha tanti problemi: gli ultrà a cui permettiamo di fare tutto, gli arbitri che fischiano troppo, fino alle continue polemiche che allontanano gli appassionati dagli stadi. Che a loro volta sono obsoleti: ci sono norme che in Italia non vengono applicate: perché sugli spalti entrano striscioni, petardi e quant’altro?"

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