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Il contropiede di Leonardo sul Cav. "Berlusconi narcisistico"

L'ex mister del Milan parla alla Gazzetta del suo addio. "Impossibile coesistere. A Narciso piace solo ciò che è specchio"
di Roberto Amaglio sabato 18 settembre 2010

2' di lettura

In Italia, quando sedeva sulla panchina del Milan, era anche preso in giro da Gene Gnocchi perché troppo pacato in un campionato agitato dalle frecciate al veleno di Mourinho e troppo buono anche quando veniva lapidato pubblicamente da Silvio Berlusconi per i risultati della squadra. Insomma un antipersonaggio in un mondo che di protagonisti si nutre freneticamente da sempre. Ora, a distanza di cinque mesi dalla sua separazione consensuale dal Diavolo rossonero, anche Leonardo Nascimento de Araújo sfrutta l’occasione offertagli dalla Gazzetta dello Sport e si toglie qualche sassolino dalla scarpa, ripartendo in contropiede e affondando i colpi contro il suo ex presidente. "Non è stato Berlusconi a cacciarmi perché giocavo male? Non me ne sarei mai andato dopo 13 anni per ragioni tattiche. Anche perché il Milan oggi gioca come prima. Sono io che ho deciso di andarmene, io ho rinunciato a un anno di contratto per lasciarci nel migliore dei modi. Me ne sono andato per ragioni d’incompatibilità di carattere e di stile. Sono tutte cose che ho detto anche a lui. A Narciso tutto quello che non è specchio non piace". Un dissidio tra i due che è stato confermato sia al termine del campionato ("Con me in panchina avremmo vinto lo scudetto" ha detto Berlusconi), sia durante la presentazione ufficiale di Massimiliano Allegri. "Berlusconi è stato duro contro di me? Non so perché parli tanto di me. Dentro di lui deve esserci qualcosa che non è a posto. Allegri non ha un compito facile. Deve augurarsi che stiano tutti bene. Io spero che gli lascino tempo e spazio. Altrimenti tra un anno dovrà arrivare un altro. Non è da Milan cambiare un allenatore all’anno. Gli hanno dato Robinho, Ibra e Boateng? Io non ho rimpianti: sono stato io ad accettare l’incarico di allenatore e di accettare una politica societaria all’insegna degli equilibri di bilancio. Certo è che il "te l’avevo detto" a cose fatte è stato un gioco un po’ banale. Non ho nulla da rimproverare ai ragazzi che sono stati fantastici: dai giovani Antonini, Abate e Pato, fino al capitano Ambrosini e a Ronaldinho". Mentre Leonardo guarda all’Inghilterra come possibile sua nuova casa calcistica, noi ci gustiamo le ultime dichiarazioni di uno di quegli allenatori di bon-ton che sono sempre più una rarità nel calcio moderno. Come? Queste ultime affermazioni non sono certo diplomatiche? Eh già. Ma in fondo non era quello che lo scorso anno volevamo sentirgli dire? Da oggi Leo è un po’ più italiano.

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