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Neanche il Brasile entusiasma

Felipe Melo rallenta una manovra già prevedibile, la squadra sembra quasi la Juve, con belle individualità e convinzione scarsa
di Eleonora Crisafulli sabato 19 giugno 2010

2' di lettura

di Vanni Zagnoli - Dunga ha la squadra più forte, ha vinto la Confederations Cup un anno fa e la Coppa America del 2007, a mani basse: qui la maggioranza dei tecnici e vip italiani vede favorita la Spagna, dopo il debutto dei carioca quella previsione è meno azzardata. Felipe Melo rallenta una manovra già prevedibile, il Brasile sembra quasi la Juve, con belle individualità e convinzione scarsa. Kakà conferma l’affare compiuto un anno fa da Berlusconi, quando lo cedette al Real Madrid, ha bissato la cattiva stagione precedente, illuminando raramente. Gilberto in mezzo è scolastico, peraltro ormai anche le piccole nazionali hanno imparato a contrastare: distruggere il gioco avversario è più facile che costruire, soprattutto per chi non ha tradizione nè qualità come la Corea del Nord. Maicon segna con l'esterno destro da posizione impossibile, il portiere non copre il primo palo e il laterale dell’Inter conferma una precisione da attaccante: alla tripletta italiana di maggio vuole abbinare il Mondiale. La Nord Corea è l’unica nazionale senza giornalisti al seguito, i tifosi in Sudafrica sono appena cento, in patria la partita di ieri sera è stata proposta solo in differita: la censura esiste ancora, immagini non gradite sono state tagliate. Meglio così però la squadra di Kim non poteva comportarsi, i tre centrali difensivi svettano nel gioco aereo. Il raddoppio su assist di Robinho per Elano, sorpresa piacevole. Il Brasile non sarebbe il Brasile se non peccasse di supponenza, a un minuto dallo scadere concede il 2-1 a Ji. Da fuori la Corea ha pure la palla di un pareggio che sarebbe epico, va alta. Il Brasile vuole staccare il resto del pianeta, vincendo questo e pure il prossimo Mondiale, che nel 2014 organizzerà in casa. Arrivasse questa coppa, se la aggiudicherebbe in maniera definitiva, come la Rimet del ’70. E’ la missione di Dunga, che poi lascerà. Ha educato i suoi campioni al contenimento, però li ha anche anestetizzati. Vanni Zagnoli

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