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Maradona morto d'infarto, "la mattina stava bene". Il retroscena: un corpo devastato

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"Stava bene", Diego Armando Maradona, la mattina di mercoledì, poche ore prima dell'infarto che lo ha ucciso a 60 anni nella sua casa di Buenos Aires. Si stava faticosamente riprendendo dall'intervento al cervello per un edema, avvenuto il 3 novembre, pochi giorni dopo il suo compleanno. Durante la convalescenza, i suoi medici hanno parlato di "alcuni episodi di confusione" ma il dottor Leopoldo Luque aveva anche trovato modo di scherzare: "Abbiamo ballato insieme".

 

 

 

Mercoledì mattina, riporta il Corriere della Sera, Diego "si era svegliato bene, aveva fatto due passi in giardino, era stato visitato dallo psichiatra e dall'infermiera e tutto sembrava più o meno a posto". Ma a posto non era nulla, perché il Pibe de Oro combatteva ogni giorno coi suoi demoni: la dipendenza dall'alcol che aveva sostituito la cocaina, la depressione aggravata dall'ansia per l'epidemia di coronavirus, i familiari lontani, la zoppia al ginocchio, l'obesità. Non era più lui, anche se in fondo non lo era da tempo. Dopo l'operazione al cervello si era trasferito nel quartiere residenziale di San Andrès per poter essere più vicino alla famiglia. L'ex moglie Claudia Villafane, con cui parlava più che altro attraverso gli avvocati (e gli insulti via social) e le figlie Dalma e Giannina, con cui pure non mancavano gli screzi. Ma erano le tre donne della sua vita, le persone a lui più care dopo la morte dei genitori, e sono state loro a precipitarsi per prime a casa di Diego, insieme a 9 ambulanze. Non sono bastate a salvarlo, come non è bastato l'amore incondizionato dell'Argentina  di mezzo mondo. 

 

 

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