L'intervista

Lautaro Martinez: "Anche Messi ha provato a convincermi. Ma resto all'Inter, con o senza Conte"

Fabrizio Biasin

Lautaro Martinez detto “Toro” indossa con eleganza legittime occhiaie: perché sta festeggiando lo scudetto numero 19 della sua Inter, perché è babbo di Nina da soli tre mesi.

Mi sa che non dormi mai...
«Guarda no, non è vero, Nina dorme tantissimo. Di notte sua mamma (l'influencer argentina Agustina Gandolfo ndr) si alza per farla mangiare e la piccola neanche si sveglia, si nutre da “addormentata”. Ecco, l’unica cosa è che apre gli occhi puntualissima, ogni mattina alle 7. Meglio andare a letto presto...».

Sei un papà giovanissimo. A soli 23 anni...
«Sono un papà felicissimo! È uno dei momenti più belli della mia vita: la nascita di Nina in un Paese che non è il mio e subito dopo il  primo scudetto...».

Praticamente Nina è nata “scudettata”.
«Sì, lo ha portato lei! È una meraviglia».

È vero che ti farai un tatuaggio per fissare il momento?
«Sì, o questa settimana o la prossima. Mi tatuo Nina e anche lo scudetto».

Mi sembra giusto. E pensare che rischiavi di non esserci, il Barcellona ha provato a portarti via...
«Sì, è vero, c’è stata la possibilità concreta. Ma abbiamo finito tardi la stagione, c’erano i problemi del covid e ho scelto di rimanere. Ti dirò, per fortuna! È stata la decisione giusta».

Hai avuto anche altre opzioni?
«No, di cose “formali” solo con il Barcellona».

Messi ha provato a portarti lì?
«Ne parlavamo in Nazionale, ma non ha mai insistito».

Potevi dirgli tu di venire a Milano!
«Ma era impossibile!».

Ora si dice che per te ci stia provando il Real Madrid.
«Credimi, non so niente. Ho visto che è uscita questa cosa, ma mi sto godendo il momento e non penso a nulla. Vogliamo finire bene la...»

...stagione! Lautaro, ti faccio la domanda che non ti aspetti: rinnoverai il contratto con l’Inter?
«Non so se è già il momento, ma stiamo lavorando con la proprietà, il mio procuratore parla con i dirigenti. L’accordo si troverà. Sono tranquillo, vivo giorno per giorno. E poi io sono troppo contento di essere qua, di far parte di questo progetto». 

Sei un po’ una rarità: rispetto a quello che “vali” guadagni ancora relativamente poco. Altri avrebbero già reclamato più quattrini...
«Anche quando ero al Racing ho fatto così. Se firmo un contratto lo rispetto. Se il club pensa che io meriti di più, mi chiamerà. Io ascolto e nel frattempo... lavoro». 

Come sei arrivato all’Inter?
«Mi volevano Atletico Madrid e Borussia Dortmund, ma un giorno ho parlato con Ausilio, Zanetti e Milito e ho capito che Milano era la soluzione perfetta, la città giusta nel momento giusto. E non ho sbagliato, mi è piaciuto  tutto dal primo giorno, il club, i tifosi...».

Ora ti faccio una domanda che pare una cazzata per arrivare a un’altra cosa, preparati. Chi è il difensore che ti ha fatto soffrire di più?
«...De Vrij ad Appiano Gentile».

Ranocchia no?
«Ranocchia ogni tanto mi prende a calci...».

Bene, temi di più la marcatura di De Vrij o l’incontro con la società per parlare di soluzioni anti-crisi?
«Mi è chiaro il momento che stiamo vivendo, parleremo con la società e troveremo una soluzione. Dobbiamo capire tutti assieme...».

Ma è vero che vi siete incavolati per questa cosa degli stipendi da tagliare?
«Veramente noi siamo molto sereni, siamo concentrati sul campo».

Con Conte che rapporto hai? Ti capita di litigare con lui?
«Non sono mai liti, al limite discussioni. Le discussioni servono per crescere e lui cerca sempre di tirare fuori il massimo da ognuno, anche in allenamento. Vive il calcio in maniera speciale, mi ha chiamato dopo la Coppa America e ci siamo subito capiti. Mi ha fatto crescere molto...».

Resterà all’Inter?
«Speriamo che rimanga, in questi due anni abbiamo tutti fatto dei grandi passi avanti». 

Dovesse andare via, per te sarebbe un problema?
«Lui mi piace, ma se anche va via io sono un giocatore dell’Inter e continuerò a lavorare per l’Inter».

Qualcuno dice: «Sì, hanno vinto, però giocano male».
«Noi cerchiamo sempre di giocare con la palla a terra, proviamo a trasportare sul campo quello che facciamo in allenamento e studiamo tanto gli avversari. E comunque, oh, se noi giochiamo male e abbiamo 13 punti di vantaggio sulla seconda... figurati come giocano gli altri!».

Ti è piaciuta Juventus-Milan?
«Non l’ho vista, giocavo con Nina».

Ma contro la Juve vuoi giocare o lasci spazio a chi ha giocato meno?
«Scherzi? Io voglio giocare sempre!».

Sei più forte tu o Lu...
«Lukaku! Io gli do solo una mano».

È il tuo compagno di reparto ideale o pensi ci possa essere di meglio in giro?
«È il massimo, me lo porto anche a Bahía Blanca (in Argentina ndr) a giocare a basket. Così vinciamo».

C’è chi ti accusa di cadere un po’ troppo facilmente...
«Io faccio il mio lavoro, cerco di essere un “appoggio” per tutti. A volte mi fanno fallo... e cado».

Brozovic è pazzo come sembra?
«No, di più».

Tu ti tatueresti la bomba sul collo come ha fatto lui?
«Non ci penso neanche».

Eriksen che tipo è?
«Si allena tanto, ha “studiato”, si è messo a disposizione... è un grande professionista». 

Ma quando c’è stata la svolta? No, perché a un certo punto la stagione non stava girando bene...
«Dopo l’eliminazione dalla Champions è stato difficile: ci siamo parlati, ci siamo guardati in faccia e abbiamo trovato la chiave».

Ah, una domanda facile per un argentino: meglio Maradona o Messi?
«Diego non l’ho visto giocare, ma so che era un grande; Messi è un mio compagno in Nazionale ed è il più forte al mondo. Da tanti anni...».