Corsi e ricorsi

Euro 2020, ricordate gli inglesi costretti a fare "Heil Hitler"? Giocatori inginocchiati, il più inquietante dei precedenti

Giuliano Zulin

La storia insegna: quando si impongono gesti, poi si finisce male. Adesso la moda è inginocchiarsi, ma qualche decennio fa il trend era fare il saluto romano. Lo sanno bene gli inglesi che nel 1938, quindi con Hitler già a pieno regime - annessione dell'Austria e mire sui Sudeti -, furono costretti dallo stesso governo britannico a celebrare il Fuhrer col classico "Heil Hitler", braccio teso e via. Era il 14 maggio. La nazionale inglese giocò un'amichevole con la Germania all'Olympiastadion di Berlino, davanti a 110mila persone leggermente eccitate.

In tribuna c'erano gerarchi nazisti come Hermann Goering, Rudolf Hess e Joseph Goebbels, mancava solo Hitler. La rivista Undici racconta: "Quando partirono le prime note dell'inno nazionale tedesco, nei momenti precedenti alla gara, i giocatori inglesi alzarono le braccia dritte al cielo... I giocatori inglesi erano stati istruiti prima della gara rispetto al fatto che avrebbero dovuto fare il saluto, con un ordine proveniente direttamente dal Foreign Office. È stato poi riferito che la squadra si rifiutò inizialmente, solo con l'intervento dell'ambasciatore britannico in Germania, Sir Neville Henderson, insieme al segretario della Fa Stanley Rous (poi presidente della Fifa) co me intermediario, fu possibile convincere i calciatori per il bene della relazione anglo -tedesca". Per la cronaca la partita finì 6-3 per gli inglesi. Stanley Matthews, che fu tra i marcatori, poi ricordò: «Tutti i giocatori dell'Inghilterra erano lividi e totalmente contrari a tutto ciò, me compreso».

 

 

 

A distanza di oltre ottant' anni è ovvio che ci viene da condannare i nazisti e da compatire i britannici, costretti a esaltare un signore che ha rovinato l'Europa. Eppure nel 1938 era già uscito in libreria il Mein Kampf, c'era già stata la notte dei lunghi coltelli, avevano già iniziato a marchiare i negozi degli ebrei. Eppure perfino la patria del liberalismo, ovvero l'Inghilterra, si piegò facendo salutare Hitler davanti a 110mila tedeschi invasati. Perché? Perché era la moda del momento e nessuno voleva disturbare il movimento più in voga per paura di ritorsioni. Certamente è diverso il tema dell'inginocchiamento, come segno di appoggio alle battaglie dei Black Lives Matters. Però il metodo impositivo- tutti devono piegarsi altrimenti si passa per razzisti- è molto simile.

 

 

 

E l'omologazione è la morte della libertà. Magari nella nazionale inglese del 1938 c'era qualche giocatore nazista convinto, così come nella nostra Nazionale c'è qualcuno che non ha bisogno di inginocchiarsi. Tira un brutto vento, come quello della "cancel culture", ovvero quella corrente di pensiero che vuole riscrivere la storia su sedicenti basi anti -colonialiste o anti -razziste. Aveva ragione Enrico Mentana, direttore del TgLa7, quando poco più di un mese fa, sui social, scrisse che «bisogna avere il coraggio di dirlo: per molti aspetti la cancel culture ricorda i roghi dei libri del nazismo», corredando il post con una foto che ritraeva alcuni libri dati alle fiamme dalle truppe di Hitler.

 

 

 

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