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Marco Rossi, ct eroe che vendica l'Italia: il terribile incubo dell'Inghilterra

Federico Strumolo
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Che il calcio italiano stia vivendo una crisi profonda non lo si scopre certamente oggi. Lo dicono i deludenti risultati delle nostre squadre in Champions League e lo conferma la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale di fine anno in Qatar. Ma se c'è una categoria che il movimento azzurro non ha mai smesso di sfornare è quella dei grandi allenatori. Dai più famosi, come Carlo Ancelotti o Antonio Conte, a quelli di nicchia, che però lavorano magistralmente da tanti anni. E tra questi c'è anche Marco Rossi, 57enne mister giramondo, dal 2018 commissario tecnico dell'Ungheria, che domani si ritroverà sul cammino dell'Italia - che sabato contro la Germania ha finalmente ridato segnali di vita - per la seconda giornata di Nations League a Cesena. E se a primo impatto i Magiari non dovessero destare eccessiva preoccupazione nell'Italia, è bene ricordare come si stanno rivelando degli ossi duri per chiunque li affronti. Lo sa bene l'Inghilterra, sconfitta sabato grazie al calcio di rigore trasformato dalla stella della squadra, Dominik Szoboszlai. Un risultato sorprendente, che non rappresenta però un caso isolato. 

E per accorgersene basta guardare alle prestazioni ungheresi negli Europei della scorsa estate, giocati alla grande nonostante l'eliminazione nel girone.
D'altronde, si trattava del gruppo F, quello di ferro con Francia, Germania e Portogallo. Sfidate tutte alla stessa maniera (e fermate sul pari nel caso di francesi e tedeschi, mentre i portoghesi hanno vinto 3-0, ma sbloccandola solo nel finale) con quel calcio voluto dal bravissimo Rossi, fatto di inesauribile corsa e straordinaria diligenza tattica nella fase d'interdizione. Un modo di interpretare il gioco che complica la vita agli avversari e ha permesso all'Ungheria di partecipare per la seconda volta consecutiva alla massima competizione continentale per nazionali, dopo che mancava la qualificazione a una grande manifestazione dai Mondiali di Messico '86.


Ma i grandi traguardi, nella carriera di Rossi, non sono certo una novità. Perché nella sua vita in panchina c'è spazio anche per un campionato vinto, sempre in Ungheria, alla guida dell'Honved nella stagione 2016/17 (che gli valse il premio di miglior allenatore del torneo): quello che resta l'unico trofeo vinto da tecnico, almeno per il momento. Il più grande rammarico, però, è di non averlo visto all'opera ad alti livelli in Italia, dove è stato relegato tra la serie C e la D (serie A vissuta da calciatore, con le maglie - tra le altre - di Brescia e Sampdoria). Meglio il calcio dei grandi e poco importa se sia in Ungheria o Slovacchia (ha allenato il Dac Dunajská Streda nel 2017/18, con un ottimo terzo posto, dopo la settima piazza dell'anno precedente). Dopotutto, lo ricorda anche lo stesso Rossi: «In Italia mi chiesero di pagare per allenare. Non ci torno, sto bene in Ungheria». E sarà peggio per noi. 

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