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Pecco Bagnaia, l'antieroe ora è sovrano: cortese, ma... chi è davvero

Tommaso Lorenzini
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Diamo i numeri, non perché pazzi ma perché impazziti di soddisfazione per il trionfo di Pecco Bagnaia, campione della MotoGp senza se e senza ma. Nella classe regina, Pecco mette in bacheca il primo titolo iridato della carriera; è il primo italiano a farlo dopo l'ultimo trionfo di Rossi nel 2009; è il primo a riportare la Ducati davanti a tutti dopo l'exploit di Casey Stoner nel 2007; è il primo a fare doppietta tutta italiana 50 anni dopo Giacomo Agostini sulla Mv Agusta. Primo. Primo. Primo. Senza stancarsi di gridarlo, di sorridere per quella luce nuova negli occhi di un 25enne antieroe e antidivo per eccellenza che, con pieno merito e gusto infinito, da ieri siede sul trono delle leggende. Divenuto sovrano, forse suo malgrado, visto il carattere.

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CORTESE MA NON FALSO
Eppure, non etichettatelo "piemontese falso e cortese"; cortese sì, le buone maniere sono suo pane quotidiano; falso no, perché quando c'è stato da alzar la voce con Ducati l'ha fatto, quando a suo dire la moto non andava come doveva, prendendosi qualche tirata d'orecchie, ma mettendo le basi per un rapporto di lavoro migliore e un legame di squadra fruttuoso, complice, vincente. Predestinato, allora? No, non è questa la sua grande forza, un crisma appannaggio di pochissimi appartenenti a una élite; al contrario è la sua faticosa, a volte dolorosa gavetta ad aver fatto la differenza. Ad alzare lo scettro, Bagnaia non ci arriva per caso, questo titolo è figlio del trionfo iridato in Moto2 nel 2018, dopo il quale non ha saltatao alcuno scalino perché raccomandato, ma si è guadagnato via via la sella che contava; è figlio dell'intuizione avuta da Valentino e soci nel portarlo in accademia quando nel 2014 sembrava meglio che appendesse il casco al chiodo; è figlio di una rimonta partita da -91 punti a metà stagione culminata col nono posto di ieri (bastava anche arrivare 14esimo) che, se nel box Yamaha dello sconfitto Fabio Quartararo grida vendetta, in quello della Rossa fa inneggiare al miracolo.

 

 

 

È qui che si è visto il Bagnaia autentico. Nel finale dello scorso anno aveva accarezzato la pazza idea della possibile rimonta proprio sul francese, quest' anno è partito favorito ma si è ritrovato in un abisso. Quando all'orizzonte le nubi della tempesta erano ormai radenti aterra, Pecco ha riacceso la luce: tutto sembrava perduto, lui ha indicato la strada, a se stesso in primis. L'antieroe si è riscoperto eroe omerico. Come Enea che porta via il padre Anchise da Troia in fiamme, Francesco si è caricato se stesso e i propri dubbi sulle spalle sdoppiandosi, imponendosi un cammino di riscatto, fino al trionfo. Ma del resto Roma non è stata costruita in un giorno. Ad aiutarlo nell'impresa Bagnaia ha potuto contare sul supporto del suo clan; con lui, un passo indietro ma sempre al suo fianco, la sorella Carola (cui si deve il soprannome, storpiatura del nome) e la fidanzata Domizia, vestali del tempio. La forza mentale di questo ragazzo della porta accanto, tifoso della Juve, amante delle biografie dei grandi sportivi, patito di sneakers e destinato a fare il fantino (così lo vedeva papà, fino a che a 7 anni non incontrò una minimoto: e fu subito amore) straripa dagli affetti più cari.


ARRIVANO I GUFI
E quella in pista? Non ci sono modelli cui paragonarlo, e per fortuna, perché avevamo bisogno di qualcuno di unico, di nuovo. Pecco non ha l'arroganza agonistica del Dottore; non ha la supponenza né lo sprezzo delle leggi della fisica di Marc Marquez; non ha la follia di Stoner; non ha nemmeno la tecnica chirurgica di Mick Doohan o la capacità di guidare sopra i problemi come Kevin Schwantz. Pecco ha grande talento che ha saputo coltivare e che deve coltivare ancora, ha la fame e l'intelligenza per sapere che dal prossimo Gp il numero 1 sulla sua carena brillerà più di tutti e per questo dovrà tenerlo ben lucidato, schivando gli inevitabili gufi a bordo pista. Saprà farlo. Corri libero, Nuvola Rossa.

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