Il caso

Malagò intercettato, qui crolla la Serie A: "Sono dei delinquenti"

“I presidenti di Serie A sono come dei veri delinquenti”. Dice così Giovanni Malagò, presidente del Coni, intercettato e i cui atti sono stati depositati dalla procura di Milano, nell’inchiesta su una presunta tangente pagata per l’assegnazione dei diritti televisivi. Intercettato, il presidente ha definito così i vertici delle squadre del massimo campionato. Mentre per l’inchiesta la Procura ha chiesto l’archiviazione, le telefonate potrebbero aprire un caso diplomatico tra la Federazione e la Lega. Nelle telefonate Malagò parla con il manager Sky, Andrea Zappia. Discutono dell’assemblea della Lega che ha eletto presidente Gaetano Miccichè. E dell’indagine per falso nei confronti di Malagò stesso, accusato di aver manomesso i verbali. 

 

 

Malagò: “Miccichè? Avevo trovato una persona di livello…”
“È ridicolo – dice Zappia – dopo quello che avevi cercato tu di dare ordine a questi sciamannati”. E ancora: “Infatti – risponde Malagò – è quello che mi rinfacciano: uno statuto, una governance, gli avevo trovato una persona di livello […]. Questi sono delinquenti veri”. Malagò dice che la denuncia è partita da Preziosi, allora presidente del Genoa. “Di che dobbiamo parlare?”, dice. Ma entrambi ritengono che dietro Preziosi ci sia Lotito: “Sono stupito – dice il manager di Sky – che questo signore che ha un business nano, che ormai campa solo di calcio che è quello che fa vivere tutte le sue aziende”. E ancora: “Non c’è dubbio”, interviene Malagò. 

 

 

Malagò: “Juve e Roma colpevoli quanto Lotito”

Sempre nell’intercettazione, il presidente del Coni ha poi alzato il tiro: “E i nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui. Perché alla fine o per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare o lo hanno assecondato e sono diventati complici delle sue avventure…”. E arriva a ricordare: “Se non fosse un’organizzazione di diritto privato li arrestavano tutti — conclude — perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa […]. E invece con i soldi ci fanno il c***o che vogliono: se li vogliono regalare tra di loro, portarli in Svizzera”.