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Morto Gigi Riva, addio alla leggenda del calcio italiano: aveva 79 anni

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È morto Gigi Riva, una delle più grandi leggende del calcio italiano: addio a "Rombo di tuono", l'uomo-simbolo dello scudetto del Cagliari. Se ne è andato a 79 anni. Nessuno come lui ha segnato con la maglia della nazionale, con cui contava un record di 35 reti in 42 partite.  Riva era stato ricoverato ieri, domenica 21 gennaio, all'ospedale di Cagliari in seguito a un malore che lo ha colpito mentre si trovava nella sua casa.

Solo poche ore prima del decesso, intorno alle 19 di oggi, lunedì 22 gennaio, era stato diramato un bollettino medico rassicurante, in cui si parlava di "paziente sereno" e "condizioni stabili". E ancora, aggiungeva il bollettino: "Nei prossimi giorni si proseguirà con gli accertamenti clinici del caso. Sarà garantito un bollettino medico quotidiano". Pochi minuti dopo, però, la terribile notizia della morte del campione.

Uno dei bomber più prolifici di sempre, con una media di oltre un gol ogni due partite. E sul campo di pallone due grandi amori: il Cagliari, di cui è stato la bandiera più gloriosa, e la Nazionale. Sardo (d'adozione), a portarlo via un guaio cardiaco. Classe 1944, nativo di Leggiuno, comune del varesotto con meno di quattromila anime, "Rombo di tuono", soprannome di Gianni Brera, ha sempre preferito i fatti alle chiacchiere, trascinando a suon di reti (21) il Cagliari di Scopigno allo storico scudetto della stagione 1969-1970 e contribuendo in maniera decisiva alla vittoria degli Europei 1968 la Nazionale, con la cui maglia detiene ancora oggi il record, difficilmente battibile nei tempi moderni, di 35 reti in 42 partite ufficiali (ad una media realizzativa di 0,83).

Centottanta centimetri per 78 chilogrammi, un gigante, potenza e classe per una miscela unica nel suo genere. Riva occupava la 74esima posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer e doveva molto della sua fama proprio ai colori rossoblù, ai quali era così legato da aver assunto anche la presidenza del club per pochi mesi, nella stagione 1986-1987, per poi essere nominato presidente onorario a fine 2019.

Mancino naturale, numero 11 stampato sulla pelle come un tatuaggio, ala sinistra di ruolo adattatosi poi al mestiere di centravanti, Riva iniziò il suo percorso di fuoriclasse nelle giovanili del Laveno Mombello (1960) per poi passare al Legnano (1962), con cui esordì in pratica nel calcio che conta. Il salto, ovviamente, nel Cagliari, con cui militò dal 1963 al 1976, un'intera vita calcistica, bandiera e capitano di un popolo così geograficamente distante dalle sue terre ma assai simile alle sue doti di tenacia e abnegazione.

Forse ha solo un rammarico, Riva, guardandosi alle spalle. Non certo il secondo (dietro Rivera) e terzo posto (dietro Muller e Moore) nelle edizioni 1969 e 1970 del Pallone d'Oro, e nemmeno l'aver solo sognato Bologna e Inter, le corazzate dell'epoca, prima dell'approdo in Sardegna, che non volle lasciare nemmeno per le lusinghe della Juventus di Boniperti, ma forse quella piazza d'onore ai Mondiali di Messico 1970. E non solo per la finale persa con il Brasile, ma anche per quelle due reti valide nella sfida con Israele che un guardalinee distratto gli tolse. Dandogli però la rabbia giusta per la doppietta nei quarti ed il gol in quella semifinale storica con la Germania, quella del momentaneo 3-2. Una delle tante prodezze di una vita sempre in prima linea.

Dopo la notizia della morte, ecco la testimonianza del diretto di Cardiologia dell'ospedale Brotzu di Cagliari, dove Riva era ricoverato. Marco Corda ha spiegato: "Fino all'ultimo momento Gigi Riva era sereno e scherzava con noi. Non ci aspettavamo che la situazione degenerasse così, domattina gli avremmo proposto nuovamente l'intervento che aveva rifiutato oggi. Non potevamo assolutamente decidere di intervenire comunque, Gigi Riva è stato lucido fino alla fine. Mi ha ringraziato, e io gli ho detto: siamo noi che ringraziamo lei per tutto quello che ha regalato alla Sardegna". Alle 17.50 l'improvviso peggioramento, mentre con la moglie accanto si preparava a cenare. Inutile, purtroppo, la corsa in sala operatoria. 

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