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Jannik Sinner, il dettaglio sconvolge Bertolucci: "Si è chinato a prendere la monetina, una cosa enorme"

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I campionissimi come Jannik Sinner si vedono dai dettagli, in partita e non solo. Paolo Bertolucci, "braccio d'oro" del tennis italiano da giocatore negli Anni Settanta e occhio lungo ora che è uno dei più apprezzati commentatori della tv (e sui social, spesso in coppia con il sodale Adriano Panatta), prima della finale degli Australian Open vinta contro il russo Daniil Medvedev ha notato un gesto che riassume in tutto e per tutto l'umiltà e la forza mentale del 22enne di San Candido.

Secondo molti, il rischio maggiore per l'attuale numero 4 del ranking Atp sarà la gestione della popolarità, dei successi e degli insuccessi. Il pericolo, in poche parole, è che l'altoatesino si monti la testa. L'ex campione della Coppa Davis 1976, però, lo esclude categoricamente: "Basta vedere come si comporta - sottolinea Bertolucci in una intervista a Fanpage.it -. Non so se avete notato: al momento del lancio della moneta per decidere servizio e campo si è chinato lui a prenderla e non il ragazzino. Se non si riesce a cogliere queste piccolezze che in realtà sono cose enormi, non si può entrare nel suo mondo".

 

 

 

Un mondo fatto di etica del lavoro, spirito di sacrificio, piedi per terra. Tutte qualità alla base della sua incredibile forza mentale, come dimostrato dalla rimonta incredibile contro Medvedev. Il russo, spiega Bertolucci, "ha giocato i primi due set in maniera pressoché perfetta. Sicuramente c’era un pochino di tensione, che si vedeva anche sul volto di Sinner. Però verso la fine del secondo, quando da 5-1 è andato 5-3, ha dato dei segnali di risveglio e ha variato qualcosa dal punto di vista tattico, senza lasciare l’iniziativa al russo. Così il terzo set è partito con un po' di fiducia nel serbatoio che fino a 10 minuti prima non aveva. Vinto il terzo set sinceramente ho pensato che il peggio fosse alle spalle, anche se la scalata era ancora lunga e dura. Dopo il quarto non ho avuto più dubbi".

 

 

 

Un momento topico è la frase sfuggita a Sinner, quel "sono morto" sul 4-4 nel terzo e decisivo set, quello che ha dato slancio alla rimonta. "Era un momento di down, ci sono situazioni in una partita in cui non riesci a fare certe cose - spiega Bertolucci -. Momenti in cui la testa non è più così forte e percepisci addosso i dolori, la stanchezza e la confusione. Quando invece riesci a reagire queste sensazioni si attutiscono. Nel momento delicato è la testa che fa la differenza, nel quinto set questo accade 90 volte su 100. Quello che vince è quello che di testa, a parità di distanza percorsa, è più forte".

 

 

 

E la testa di Sinner è saldissima, garanzia migliore per quando arriveranno tempi più duri. "Purtroppo non potrà vincerle tutte. Già ieri sul 2-0 qualcuno diceva che doveva cambiare gli allenatori. Ci sono due aspetti: Sinner segue poco i social ed è già un bel passo in avanti e, seconda cosa, il tennis si gioca molto all'estero e poco in Italia e questo è per lui un grossissimo vantaggio. L'eco gli arriva lo stesso ma è smorzato, soprattutto quando hai le spalle così larghe e dietro di te una famiglia seria, concreta e senza grilli per la testa. Così sei più tranquillo".

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