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Jannik Sinner al piccolo tifoso: "Ti dico qual è stato il match più difficile della mia vita"

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Roberto Tortora
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Jannik Sinner e i media, i fan e tutto ciò che ha a che fare con le questioni extra-campo. Quelle in cui emerge l’umiltà e la riservatezza di un ragazzo di 22 anni, travolto da un successo enorme dopo i trionfi degli ultimi mesi. Un Sinner, però, che riesce ad essere anche un buon fratello maggiore quando tratta con i bambini e insegna loro i valori autentici dello sport. Così, prima della finale dell’ATP500 di Rotterdam, vinta non senza sforzo contro l’australiano Alex De Minaur, Sinner ha smorzato la tensione conversando con un bambino, incuriosito ed entusiasta di poter parlare con un suo mito.

Così Sinner: “Come ti chiami? Lucas? Da dove vieni, sei olandese?”. E il bambino candidamente: “No, Cile, ho dodici ani, gioco a tennis e ti ammiro molto!”. Quando Sinner gli chiede dove si allena, Lucas è tutto contento: “Mi sono appena trasferito qui in Olanda, ad Amsterdam, e gioco in un’Academy lì. Vorrei, però, farti una domanda. Qual è stata la partita più difficile che hai giocato nella tua carriera?”. Sinner non si sottrae affatto alla questione e ci ragiona bene, per soddisfare la curiosità del suo fan: “Oh, bella questa, ne ho avuto alcune molto difficili. Credo che ogni volta che giochi contro un nuovo avversario sia difficile, perché a volte non sai cosa aspettarti”.

 

 

Poi, dopo qualche attimo di riflessione, Jannik cita due avversari, non a caso: “Credo che, personalmente, la partita più difficile sia stata la prima volta che ho giocato a Parigi contro Rafa Nadal, al Roland Garros. E anche la prima volta che ho giocato contro Novak Djokovic è stata molto difficile, credo fosse a Montecarlo. Ne ho avute diverse, ma bisogna sempre cercare di imparare qualcosa da certi incontri”. Saggio e maturo, Jannik Sinner fa quasi paura per quanto sia bravo dentro e fuori dal campo. L’Italia ha trovato un tennista in grado di dar lustro al Paese, si spera, per molti anni.

 

 

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