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Inter, "mercato creativo": la pazza idea di Beppe Marotta, chi vuole in nerazzurro

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Claudio Savelli
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Il ritmo è di un metro al minuto. Altro che parata, il pullman scoperto - anzi, i pullman perché uno porta la squadra e l’altro lo staff tecnico, a cui spetta uguale gloria- è praticamente fermo. Troppa la gente ai piedi dei campioni d’Italia, troppo coeso il pubblico per passarci attraverso a passo spedito come quello avuto dall’Inter in campionato. Il tripudio è preceduto dal 2-0 al Torino firmato in toto da Calhanoglu, l’ex rossonero, come se il destino volesse sancire ulteriormente la distanza emotiva tra la metà di Milano che riempie stadio e città, e l’altra accuratamente chiusa in casa o migrata altrove approfittando del ponte. Pur nel clima di festa, l’Inter onora l’impegno come il Torino onora i campioni con il pasillo d’onore (chapeau). La formazione nerazzurra è quella titolare e l’atteggiamento dei più seri.

MENTALITÀ
Non sono dettagli. O meglio, lo sono e fanno capire che mentalità ha infuso Simone Inzaghi in questa squadra e, di riflesso, in questa gente. È nato un nuovo tipo di interismo: il pessimismo e il vittimismo che hanno caratterizzato l’era precedente sono spariti, ora i sentimenti principali sono la fiducia e la consapevolezza. Prima il dovere, poi il piacere, anche quando il dovere sembra superfluo. Subito dopo aver vinto lo scudetto, l’Inter ricorda a tutti perché lo ha vinto e perché potrebbe continuare a farlo nei prossimi anni. Mentre la squadra giocava, Marotta e Ausilio assestavano due colpi (Zielinski e Taremi) e Zhang sistemava la questione prestito che gli permetterà di rimanere proprietario del club per il prossimo triennio, nel segno della continuità anche con i dirigenti che hanno rinnovato fino al 2027. E il resto del mercato? Ci sarà, prima notizia, e «sarà creativo».

 

 

Lo spiega Marotta dopo aver chiarito che «la rosa verrà puntellata perché avremo molte partite e il Mondiale per club in più». Creativo nelle forme di pagamento più che nelle idee, che sono già chiarissime: la priorità è un attaccante, uno tra Gudmundsson, Zirkzee e Raspadori a seconda di quale club accetta un’operazione in stile-Frattesi. Poi verrà fatto un tentativo su Bento, portiere dell’Atletico Paranaense per cui Ausilio ha strappato una promessa di acquisto per 15 milioni, e infine si ragionerà sull’acquisto di un difensore centrale. Per coprire i costi verranno sacrificati Valentin Carboni, dovesse arrivare un’offerta da oltre 20 milioni, e Dumfries in caso di rifiuto del rinnovo. L’Inter, pur fermandosi per i festeggiamenti, è dieci passi avanti rispetto alle prime rivali Milan e Juventus. I rossoneri non sanno ancora a che allenatore affidarsi (e siamo a maggio...) anche perché non è chiaro chi comanderà. Ibrahimovic prenderà potere? E chi è la persona con cui Cardinale deve condividere le scelte? I bianconeri attendono la fine della stagione per salutare Allegri ma non sono ancora certi di avere il “sì” di Thiago Motta, anche perché Saputo con i soldi della Champions è sempre più convinto di poterlo trattenere a Bologna. Certo, confermarsi non è scontato, ma l’Inter non è il Napoli, non cambierà gruppo di lavoro.

 

 

VERSO LA PERFEZIONE
Come dice Marotta è «a metà di un ciclo» con Inzaghi al comando. L’unica cosa nell’Inter che si ritrova due passi indietro rispetto alla tabella di marcia è il pullman scoperto: arriverà in Duomo con oltre due ore di ritardo. Le forze dell’ordine non si aspettavano così tanta folla. Forse hanno sottovalutato la simbiosi tra tifoseria, club e squadra, mai così pura. Nemmeno nell’anno del triplete. In prima fila sul tetto del pullman ci saranno Lautaro, Barella e Dimarco praticamente per tutto il tragitto: capitan presente, vice capitano e capitan futuro. Al netto dello striscione sollevato da Dumfries, ritraente lo stesso Dumfries che tiene al guinzaglio Theo Hernandez, l’Inter riesce a essere perfetta anche nei festeggiamenti.

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