Cerca
Cerca
+

Euro 2024, Spalletti chiede tempo e oggi Gravina parla all'Italia

Federico Strumolo
  • a
  • a
  • a

L’Italia è fuori dall’Europeo, ma in fin dei conti non è mai stata dentro. Lo si evince dal gioco, lo si intuisce dalle facce dei giocatori a Berlino, sfiduciate fin dal fischio d’inizio, lo confermano le parole del commissario tecnico Luciano Spalletti. «Non siamo arrivati a questo Europeo in una condizione eccezionale e fare tutto a questa temperatura non è facile. Si sarebbe potuto fare di più, ma quando si trovano squadre che palleggiano bene, occorre farlo altrettanto bene - le parole del ct -. C’è la possibilità di costruire qualcosa, ma serve un po’ più di tempo. Io non ne ho avuto moltissimo, se guardiamo ai miei predecessori quasi tutti hanno avuto più partite di me.

A livello di responsabilità, quella è sempre dell’allenatore, le scelte le ho fatte io». Insomma, secondo Spalletti il problema principale sembra essere stato il ritmo, non sostenuto dall’Italia. «La differenza l’ha fatta il ritmo, troppo inferiore a loro. E anche nelle individualità c’era un passo differente. Purtroppo ritmo e freschezza fanno sempre la differenza. Eppure stavolta, a differenza della gara precedente, ho cambiato giocatori, li ho fatti recuperare. Ma la risposta è stata la stessa. Si vede che ora come ora non riusciamo a fare più di questo. Ci vuole più ritmo, più gamba, più continuità, più sacrificio». Tra i pochi a salvarsi in campo è sicuramente il capitano Gianluigi Donnarumma, ma il portiere da solo non può fare miracoli: «È difficile anche parlare, dobbiamo prenderci le responsabilità e chiedere scusa ai tifosi, non siamo mai entrati in partita e gli abbiamo lasciato il pallino del gioco.

 


Dobbiamo dare anche i meriti a loro». Quei tifosi che non hanno preso affatto bene la prestazione azzurra, allontanando i giocatori che andavano sotto il settore degli spettatori italiani: è evidente la delusione della gente, in particolare dei connazionali che vivono in Germania e speravano di rivivere le emozioni del 2006, quando c’era tutta un’altra Italia. E ora che si fa? Inutile dire che tutti si aspettavano di più dal ct Spalletti, il quale sembra aver fatto più confusione che altro, cambiando spesso uomini e formazione, probabilmente sovrastimando la qualità della rosa a disposizione (e chi resta a casa protesta su Instagram a fine partita, come Matteo Politano, che pubblica su Instagram una faccina polemica). È complicato pensare a delle dimissioni, che parlando di selezionatori della Nazionale restano un’esclusiva di Cesare Prandelli, il quale lasciò dopo il fallimentare Mondiale del 2014 in Brasile, dove arrivò un’eliminazione ai gironi. Lo stesso discorso vale per il presidente della Figc Gabriele Gravina, che già scelse di restare al timone dopo la clamorosa mancata qualificazione ai Mondiali del 2022. Per adesso Spalletti si limita a un «parlerò con Gravina», mentre il presidente federale farà oggi il punto con la stampa. E la rosa? Qualcosa, è evidente, andrà cambiato, ma l’età media impedisce un cambio generazionale. Probabilmente è la fine dell’avventura in azzurro per alcuni sopra i trent’anni, dal 32enne Jorginho, al 34enne Matteo Darmian, che dopo l’eliminazione non si nasconde: «Bisogna chiedere scusa a tutti».

 

Dai blog