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Djokovic umilia Sinner e Alcaraz: "Tra 15 anni"

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"Quando il gatto non c'è, i topi ballano". Ma quando il gatto ritorna non ce n'è per nessuno. Novak Djokovic si è ripreso la scena e lo scettro, dopo diversi mesi caratterizzati da problemi fisici. E lo ha fatto nel palcoscenico più prestigioso del mondo del tennis: il grande slam di Wimbledon. L'avversario incontrato in semifinale era tostissimo. Lorenzo Musetti veniva da grandi prestazioni, ma si è dovuto inchinare al ritorno del re. "Nei miei sogni di bambino in Serbia, a 7 anni, con le bombe che mi volavano sulla testa, sognavo di essere sul campo da tennis più importante, qui a Wimbledon - le sue parole dopo il successo sull'azzurro in semifinale -. Non voglio fermarmi qui, domenica voglio quel trofeo tra le mani".

Nole ha ripercorso le tappe che lo hanno portato fino alla finalissima. "Sono arrivato a Londra a otto giorni dall'inizio del torneo e non sapevo se avrei giocato, praticamente fino al giorno del sorteggio - ha spiegato l'ex numero uno al mondo -. Poi gli allenamenti mi hanno detto che ero in condizione di arrivare in fondo, altrimenti - ha poi aggiunto - non avrei giocato".

 

Già, perché i campioni sono così. E Djokovic lo ha sempre dimostrato sul campo. Il serbo infatti è stato capace di tenere testa per due decenni sia alle vecchie glorie del tennis - come Roger Federer e Rafa Nadal - sia alle nuove leve. "Sarà una grande battaglia, Alcaraz è un giocatore fortissimo che merita tutti i suoi successi e altri ne raccoglierà - ha commentato Nole -, magari non domenica, ma tra una quindicina d'anni, quando mi ritirerò". Una battuta che suona quasi come una minaccia: Sinner e Alcaraz sono avvertiti.

 

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