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Antonio Conte l'incontentabile: come finirà a Napoli con De Laurentiis

Pietro Senaldi
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Quando hai vinto tanto, hai guadagnato ancora di più e, tu da solo, hai rotto le scatole a mezzo mondo quanto un esercito di lanzichenecchi, è fatale che gli altri provino un sottile piacere nel vederti con il ciuffo nella polvere. La vicenda di Antonio Conte, professione allenatore di calcio ai massimi livelli, anche di tensione, non è ancora una tragedia e sarebbe scontato definirla una sceneggiata napoletana; però le soglie del grottesco sono state raggiunte a tempo di record.

Liquidiamo in fretta l’aspetto tecnico -sportivo, sul quale ogni sentenza sarebbe prematura, perché quel che ci interessa è la parabola umana. Conte è specialista nel prendere grandi squadre in crisi di risultati, portarle rapidamente al successo e mollarle nel momento più difficile, quando va consolidato il salto di qualità. È successo alla Juventus, all’Inter, al Chelsea, al Tottenham e anche alla Nazionale azzurra. In genere, per tagliare la corda, usa la tattica del rilancio: pretende la Luna e rompe in polemica quando, inevitabilmente, non gli viene data.

 

 

 

Nell’ambiente ormai la cosa si sa e dà pure fastidio, infatti stavolta ha impiegato ben un anno e mezzo a trovare un contratto, seppur ricchissimo: sette milioni l’anno per curare il Napoli, passato in dodici mesi dallo scudetto vinto con cavalcata solitaria al decimo posto.

Pronti via, l’allenatore dei miracoli è stato umiliato, ha perso 3-0 sul campo del Verona, che la scorsa stagione si è salvato per miracolo e per quest’anno ha assemblato una squadra di sconosciuti che non riescono neanche a parlare tra loro, talmente arrivano da posti diversi. Così oggi tutti si chiedono se il nobile non sia decaduto irrimediabilmente. Se il possessore della zazzera più famosa e artificiale del pianeta sia ancora carico come una molla, come le sue esternazioni lascerebbero intendere, o invece non sia cotto e reciti la parte per non darlo a vedere agli altri.

 

 

 

Per dirla tutta, Conte aveva messo le mani avanti, dichiarando pubblicamente di avere una squadra messa peggio di come si aspettava, pur conscio di non arrivare in un Eden. Però questo, anziché sferzare la truppa, l’ha depressa ulteriormente, la qual cosa fa supporre che il tecnico.

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