In crescita. Fisica e psicologica. Jannik Sinner sta tornando quello che era prima dei tre mesi di forzato stop. Dopo l’incontro con Papa Leone IV in mattinata in Vaticano («Sua santità, giochiamo a tennis?», «Jannik, meglio non qui», la simpatica risposta del Pontefice) e la serata da ultrà per il suo Milan allo stadio Olimpico, Jannik è andato a letto presto, come Bob De Niro in C’era una volta in America. Oggi se la vedrà nei quarti con il norvegese Casper Ruud. Camporese vede così la sfida.
Omar, che Sinner si presenterà in campo per i quarti di finale?
«Questa settimana ci ha fatto vedere tre versioni del numero 1 del mondo: nella prima contro Navona ho notato un Jannik al 50 per cento della forma. Ha dovuto vincere le emozioni e ha giocato malino. Sorrideva persino quando sbagliava un colpo e quando non si arrabbia ma la butta sul ridere significa che non è cinico e concentrato quanto serve».
Con De Jong è andato meglio.
«Ha fatto errori gratuiti anche contro l’olandese ma ha continuato a cercare una sua via per migliorarsi. Però quando ha evidenziato un netto miglioramento e ha vinto, passando dal 50 al 70 per cento».
Il servizio non ha funzionato al meglio, però.
«Sulla terra e sotto il sole cocente ha fatto fatica. Ma non era ancora il vero Sinner quello lì».
Che si è ritrovato contro Cerundolo?
«Esatto. Contro l’argentino è passato all’80 per cento della forma. Si è rivisto il suo rovescio lungolinea e la diagonale che fa tanto male. Nonché la scelta di controbattere la regolarità dell’argentino con drop-shot e colpi in back. Ma soprattutto l’ho rivisto al top per altri dettagli non tecnici o tattici».
Ovvero?
«Gli occhi e l’esultanza che ha evidenziato per qualche punto dei suoi».
Sta imparando a dominare la terra battuta, superficie che non ama?
«Sinner non deve avere paura di nulla, sulla terra è arrivato in semifinale al Roland Garros nel 2024 e ha perso contro un Alcaraz solo al quinto set».
Però in carriera ha vinto 18 tornei ma solo uno sulla terra, a Umago.
«Qui a Roma approfitta della lentezza della palla per caricare di più la potenza di dritto e rovescio. Vere vaglie spaziali con velocità da record».
L’altra sera lo abbiamo visto allenarsi subito dopo aver finito la partita con De Jong.
«Sì, è tornato sul centrale al tramonto con Cahill imbufalito per aver perso due volte il servizio contro l’olandese. Da vero numero 1».
Oggi che partita sarà contro Ruud che ha battuto senza problemi lo spagnolo Jaime Munar?
«Sarà una partita da prendere con le molle perché il norvegese viene dalla vittoria di Madrid e sta giocando bene».
Se dopo tre mesi di stop vince a Roma, beh sarebbe uno schiaffo morale per i suoi rivali.
«Vero. A partire da Alcaraz che in queste settimane ho visto ondivago. Carlitos, ieri molto brillante contro Jack Drape, in genere perde più partite perché si vuole soprattutto divertire quando scende in campo. Sinner no».
A proposito di sorrisi o di facce truci, parliamo della Paolini?
«Mi piace un sacco il suo modo di affrontare partite delicate. In tanti anni di tennis non ho mai visto uno o una tennista con il suo spirito».
Può fare il colpaccio al Foro?
«Con la Sabalenka fuori dal tabellone, se Jas gioca con la stessa tigna che ha mostrato contro la Shnaider, sotto di un set e 0-4 per poi vincere, nulla le è precluso».
Può ripetere il suo fantastico 2024?
«Perché porre dei limiti? Lei è maturata tardi ma quando arrivi a giocarti il Roland Garros e poi Wimbledon, nulla deve esserti di intralcio».
Il giocatore che, in futuro, può battere Sinner?
«Musetti. Stravedo per lui e per il suo tennis. Perde qualche partita, vero. Ma ci pensate una finale slam Jannik-Muso? Magari a Wimbledon. Dite che è impossibile? Io no».