Lo spazio bianco tra gli Internazionali di Roma ed il Roland Garros di Parigi è utile per tracciare un bilancio dopo il primo torneo disputato da Jannik Sinner che fa seguito alla squalifica di tre mesi patteggiata con la Wada.
Paolo Bertolucci, ex-tennista e commentatore tecnico oggi di SKY Sport, analizza su Fanpage le differenze che si sono viste tra il tennista italiano e quello spagnolo, ancora superiore sulla terra battuta: "Erano otto-nove mesi che non si vedeva una versione del genere di Alcaraz, ma lui è capace di queste partite e di questo livello di tennis. Non è una novità. Devi metterci: 1) che vuole tornare sul trono; 2) che vuole battere l’avversario italiano a casa sua; e 3) che si trattava dell’ultimo esame prima di Parigi. Sommando tutto, viene fuori la prestazione".
Sinner, seppur finalista, ha dovuto cedere il passo a un maestro della terra rossa come Alcaraz: "È normale: quando sali di livello, arriva l’esame vero, che era proprio Alcaraz. Abbiamo visto che Sinner ha tenuto bene per un’ora e poco più, poi è calato, come era prevedibile. Lui stesso aveva detto che pensava di fare due o tre partite, e invece è arrivato in finale. Meglio di quanto si aspettasse. Avevo paura che fosse costretto a giocare qui tre partite, e le altre ad Amburgo, dove poteva affrontare ulteriori problemi. Invece le ha giocate tutte a Roma: non andrà in Germania, potrà curare anche le vesciche. Perché in uno Slam, con partite al meglio dei cinque set, se non guarisci prima, peggiora. Arriverà a Parigi in perfette condizioni, con una settimana di rodaggio".
Insomma, per Sinner è il male minore secondo il campione di Coppa Davis del ’76: "Beh, sì. Meglio non perdere mai, ma se proprio devi scegliere, meglio così. Lui è venuto a Roma al buio, ha giocato la finale, quindi tanto di cappello. È contentissimo. Poi non è scemo: sa che dall’altra parte c’era un avversario che ha sfoderato un tennis di altissimo livello. Anche al 100%, ci sta di perdere contro questo Alcaraz. La gente dimentica che questo ragazzo ha vinto Parigi e Wimbledon l’anno scorso, e sette Masters 1000. Il problema è che a volte va su e giù, perde con giocatori inferiori, con cui invece Sinner non perde mai".
Sulla rivalità tra i due assi, invece, Bertolucci smorza la tregenda: "La gente vuole o l’amicizia o la guerra. Ma non è così. Non può esserci un’amicizia vera, di quelle che hai da ragazzino. Qui c’è rivalità, profonda, perché si contendono il primo posto al mondo: non è banale. Ma c’è anche rispetto profondo, perché sanno bene entrambi i sacrifici che hanno fatto per arrivare a questo livello". Bertolucci, quindi, vanifica anche le polemiche sui mancati messaggi di Carlitos a Jannik durante la squalifica: "Tutte cavolate, tutte cavolate".
Idem su Musetti e le sue parole di elogio allo spagnolo: "Musetti ha detto quello che ha detto anche a Sinner. Non c’è nulla di strano. Che deve dire? Che ‘Sinner è più forte' solo perché è italiano’? Dai. Mi fanno una domanda e io rispondo: sulla terra, il miglior Alcaraz batte il miglior Sinner. Questo te lo scrivo col sangue. Cercano polemiche dove non ci sono".