Il talento di Zaniolo e l'arte di sciuparlo

La rissa con i due primavera della Roma e la lettera aperta a Nicolò: "Perché ti stai buttando via?"
di Daniele Capezzonegiovedì 29 maggio 2025
Il talento di Zaniolo e l'arte di sciuparlo
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Servirebbe il Mourinho dei tempi d’oro, quello della leggendaria conferenza stampa in cui ripeté ossessivamente: «Por qué? Por qué? Por qué? Por qué?». Ecco, gentile Nicolò Zaniolo, perché? Per quale assurda ragione le è venuto in mente, dopo aver assistito al match Primavera tra Fiorentina e Roma, di precipitarsi – senza ragione e forse pure senza pass – nello spogliatoio dei ragazzi della Roma a fare il fenomeno?

Qui siamo garantisti sempre, e quindi si figuri se ci mettiamo a fare i giustizialisti verso di lei. Ma, se per caso fosse vera la versione della Roma, su cui ora indagherà la Procura della Figc, lei sarebbe andato negli spogliatoi e – dopo una sosta in toilette – sarebbe scoppiata una rissa. Risultato? Due ragazzi della Roma all’ospedale, con prognosi di 10 e 21 giorni. Dicono i suoi detrattori: è stato Zaniolo a dare in escandescenze. Dice invece chi la difende: è stato provocato.

Ma – ecco il punto – comunque sia andata, resta il tragico “perché”? Ma come le è venuto in mente? Le sembra normale che un uomo, un professionista più grande e ampiamente affermato, vada a scatenare o ad accettare risse con dei ragazzi più giovani? E che – per giunta – lo faccia dopo un match al quale non partecipava, che non lo riguardava?

Si figuri se mi stanno simpatici i moralisti. E quindi non voglio farle nessuna predica. Anzi, le dirò di più: faccio un gran tifo per i ribelli. E – bestemmia per bestemmia – so, perché lo raccontano la storia, la letteratura e la musica, che la più radicale ribellione possibile per chi abbia talento sia quella di sciuparlo. Piccolo dettaglio, però: lei non è un poeta maledetto, e nemmeno un rocker dedito agli eccessi. E lo stesso vale – in forma diversa – per altri suoi colleghi che ce la stanno mettendo tutta per rovinarsi e sputtanarsi, tra scommesse e altre prove di irresponsabilità e inaffidabilità.

Lei rischia (scusi la franchezza) di passare per uno che si comporta da disadattato, da casinista, da piantagrane, da ingestibile. Peggio: da soggetto da tenere alla larga. Da irrecuperabile. Ma li vede alcuni tra gli allenatori o i dirigenti che hanno avuto a che fare con lei? Scuotono la testa, allargano le braccia, e concludono: «Non c’è niente da fare».

Guardi che è un peccato. Scusi, eh: lei deve ancora compiere 26 anni, ha superato brutti infortuni, potrebbe togliersi un sacco di soddisfazioni. Ecco: perché vuole spararsi nei piedi (o forse un po’ più alto)? Perché vuole automarginalizzarsi? Perché vuole passare come uno a cui non si possono dare altre opportunità, perché tanto le sciuperà?

Tra l’altro, lo stereotipo del calciatore supercafone e fuori di testa è veramente un luogo comune ingiusto e non meritevole di essere alimentato. Chiunque non sia superficiale sa che, per diventare professionisti, sin dalla primissima adolescenza tantissimi ragazzi si sottopongono a una grande prova di disciplina: allenamenti tutti i giorni, spostamenti da casa, sovrapposizione tra sport e studio. Diventando uomini presto: a volte, assommando in 7-8 anni esperienze e responsabilità che altri non accumuleranno in qualche decennio di vita. Sacrifici? Molti. Ma anche enormi soddisfazioni. E – per i fortunati che arrivano al vertice come lei – anche guadagni importanti.

Tutte cose che richiedono mente lucida, equilibrio, sguardo lungo. Intendiamoci bene: le esperienze di vita mi hanno portato a veder andare fuori di testa molte persone – nella politica e nel giornalismo – per situazioni assai meno ricche e gratificanti rispetto al mondo del calcio. E, per giunta, persone che anche per età e presunta “cultura” si sarebbero dovute rivelare decisamente più equilibrate.

Ma la stupidità altrui – ecco una regoletta che tutti dovremmo mandare a memoria – non è una giustificazione per la propria, per la nostra, per quella di ciascuno di noi. E allora proprio qui scatta – scusi – l’incazzatura di chi la guarda da fuori: lei ha estratto una carta alta nel gioco della vita. È un bel ragazzo, è giovanissimo, ha un gran talento. Cerchi di mettere a frutto questi doni del destino. Ci sono suoi coetanei che – per lavorare o per studiare, o per entrambe le cose – si alzano all’alba e forse guadagneranno in un mese, nel presente o in futuro, quello che a lei entra in appena due o tre ore. Se crede, lo tenga presente. Auguri per tutto.