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Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz, l'ombra di Borg e McEnroe

di Leonardo Iannacci sabato 12 luglio 2025

3' di lettura

È la storia a dare torto e a dare ragione, cantava il poeta Francesco De Gregori. Anche a Wimbledon l’ha fatto, lo fa e lo farà per sempre. Domani pomeriggio, sul Centre Court londinese, la cui erba sembra sia stata brucata da un gregge di pecorelle e, invece, è stata asfaltata da una valanga di tennisti nelle ultime due settimane, scenderanno i due finalisti più attesi e logici. Decine di incontri, centinaia di set giocati, migliaia di game hanno dato questo responso: Carlitos Alcaraz giocherà per il tris nei Championship, il suo amico-nemico Jannik per acchiappare il primo slam all’All England Tennis and Croquet Club.

Il ragazzo di Murcia è saturo di un talento unico, il rosso di Sesto Pusteria resta legato alla solidità del proprio tennis. E la storia suggerisce corsi e ricorsi storici qui a Wimbledon: era il 1980 quando un campione molto simile a Sinner, Bjorn Borg, incroció la sua Donney nera con la Wilson di un fantasista eccelso venuto da New York, John McEnroe. E fu l’inizio di una disfida incredibile che ha fatto epoca. Pochi anni dopo fu la volta di due fuoriclasse che molto somigliavano a Bjorn e John: Boom Boom Becker, solido e potente, se la vide con il McEnroe degli anni Ottanta, lo svedese Stefan Edberg che estraeva dalla propria racchetta doti da fiorettista.

Ancora talento contro fucilate dal fondo nei duelli successivi di fine anni Novanta, quelli fra Pete Sampras che a Wimbledon ha vinto sette volte, e Andre Agassi che sparava da fondocampo diritti e rovesci molto simili a quelli di Borg e Becker. Ma anche a quelli di Nole Djokovic e del nostro Jannik Sinner. A proposito di Nole, ieri annientato sull’erba: nel nuovo millennio è stato protagonista di un esaltante replay contro sua maestà Roger Federer. Anche lì, genialità ed estro dello svizzero contro concretezza e fisicità del serbo. Un copione ben noto.

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LE DUE FACCE
Domani, si replica a soggetto. L’arsenale di colpi miscelati alla meravigliosa follia tennistica che Alcaraz ha esibito contro il legnoso Fritz ci ha fatto ricordare la fantasia dei vari McEnroe, Sampras, Edberg e Federer. La concreta affidabilità e la potenza smisurata dei colpi a rimbalzo di Jannik hanno fatto venire in mente Borg, Agassi, Becker e il 24 volte vincitore di slam, Nole Djokovic. Che, ieri, ha definitivamente chiuso il transfert generazionale a favore di Sinner. Domani, quindi, vincerà la fantasia o la solidità? I due sono 8-4 negli scontri/incontri diretti, con l’ultima ordalia del Roland Garros durata cinque ore e finita come è finita, al super tie-break dopo tre incredibili match- ball gettati dalla finestra dal nostro.

Carlitos punterà a colpire Jannik variando il gioco, con drop-shot e rovesci in back, e proverà a romperne costantemente il ritmo. Alternerà invenzioni a rete ma anche pause inattese come quella patita nel secondo set, perso, contro Fritz. Sinner la punterà sulla potenza sparando bordate da fondo campo e cercando gli angoli, affiderà molto al servizio e proverà a scendere qualche volta a rete per dire allo spagnolo: calma, ci sono anch’io nel tuo territorio di caccia. Perché Alcaraz è un tabù psicologico da scacciare dalla sua testa, un folletto maligno che si insinua nel software del numero 1 del mondo. Quasi tutta l’Italia sarà marmorizzata davanti alla tv per l’ennesima magia che Jannik potrebbe sprigionare. Sarà la storia di una finale che si annuncia splendida, sotto il sole di Londra, a dare torto o a dare ragione, come sempre nel Centre Court di Wimbledon. Il tempio pagano del tennis nel quale la liturgia si spera parli italiano, domani sera.

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