Corrado Barazzutti, ex simbolo del tennis italiano, torna a parlare di Us Open, ma questa volta con lo sguardo puntato su Jannik Sinner. Dopo aver ricordato la sua celebre semifinale a Forest Hills nel 1977 — decisa da una chiamata discutibile e dalla furbizia irriverente di Jimmy Connors — l’ex azzurro si concentra sul presente, offrendo una visione chiara: “Agli US Open, a decidere tutto sarà la testa”, dice in una intervista a La Repubblica.
L’altoatesino, fresco vincitore di Wimbledon e in piena corsa per chiudere l’anno da numero uno del mondo, è secondo Barazzutti il grande favorito per lo Slam americano: “La pressione allo Slam statunitense è diversa — spiega —, c’è un pubblico esigente, una città che non dorme mai, un’attenzione mediatica spietata. Ma Sinner ha dimostrato di saper gestire tutto questo. Nessuno come lui cura ogni dettaglio”.
Il torneo di Cincinnati sarà un primo test: mille punti in palio e, sullo sfondo, la rivalità sempre accesa con Carlos Alcaraz. Ma il vero banco di prova è Flushing Meadows. Barazzutti crede che Sinner, grazie anche alla guida di Darren Cahill e Simone Vagnozzi, abbia raggiunto un livello di maturità unico: “Ha costruito attorno a sé una squadra perfetta. È come una famiglia, e questo gli dà equilibrio. Ferrara è tornato per aiutarlo a spingere ancora di più”.
Il cemento intanto è la superficie preferita da Sinner, dove non perde da oltre un anno e mezzo. “Ricordo che ha vinto Wimbledon (sull’erba), e meritava il successo anche al Roland Garros: erba o terra rossa, quel ragazzo non sbaglia più nulla — ha concluso l’ex tennista —. Ma sì, il cemento resta la sua superficie preferita. Il ritorno di Umberto Ferrara, il preparatore atletico, è un altro segnale di questa sua ricerca ossessiva: vuole continuare ad alzare l’asticella, non si accontenta”.