Hanno seccato due stagisti a Sky, celebre piattaforma. È successo domenica. I due sono stati pizzicati in diretta mentre esultavano per l’autogol in Verona-Inter 1-2: Frese regala la vittoria ai nerazzurri al 93’ e i ragazzotti si lasciano andare all’esultanza barbara, ignari di essere dentro l’inquadratura. La cosa poteva essere derubricata a ’na cazzata e i due giustamente rimbrottati ma, si sa, nell’era dello strapoliticamente corretto nulla è concesso e figuriamoci se la cosa straripa nell’avvelenato universo del pallone.
Fatto sta che i social hanno diffuso la clippettina e i tribunali virtuali hanno moltiplicato l’indignazione al grido di «vergogna! A Sky son tifosi!». Pensa te, è così: persino a Sky giornalisti, impiegati e passanti hanno la loro squadra del cuore come nel resto del globo. Ora, non sappiamo se i due malcapitati siano bravi, bravissimi, novelli Gianni Brera o scarsi, scarsissimi e, banalmente, la goliardata sia servita come pretesto per spedirli alle rispettive maison, ma in assenza di migliori motivazioni ci sentiamo di dire che la “ghigliottina” ci è parsa esagerata e un filo ingiusta.
Conosciamo il presupposto dei più: «Il bravo giornalista è tenuto a mantenere doveroso distacco e a nascondere la sua passione» e a questo rispondiamo. 1) I due pasticcioni non sapevano di essere ripresi, altrimenti avrebbero stragoduto in silenzio. 2) È capitato un milione di volte di pescare professionisti integerrimi impegnati a esultare o imprecare per una vittoria o sconfitta, ma certe mannaie guarda un po’ - calano solo sugli ultimi della scala sociale. 3) La retorica del giornalista non-tifoso è stucchevole e intrisa di ipocrisia. Tutti hanno la loro squadra prediletta, anche e soprattutto quelli che si professano “totalmente indipendenti”. E, allora, meglio un giornalista che ammette la sua fede e si relaziona senza avere segreti e barriere o quello che «Io non tifo per nessuno, al limite per la squadra del mio Paese» ma poi alla prima occasione fa partire la ola in salotto?
Restiamo dell’idea che una tirata di orecchie sarebbe stata doverosa e sufficiente, viceversa la sentenza di condanna per tre secondi di pura gioia certifica una delle enormi distorsioni dei nostri giorni: ce ne fottiamo delle cose importanti, diventiamo serissimi per quelle che fanno il solletico.