Dennis van Scheppingen, ex tennista olandese con un passato nei primi 100 del mondo e un best ranking al numero 72 nel 2004, è stato condannato dal tribunale di Amsterdam a tre anni e mezzo di carcere per una serie di abusi sessuali commessi ai danni di due suoi ex allievi. La sentenza, che include anche dieci mesi con pena sospesa e il divieto di esercitare come allenatore per otto anni, chiude una vicenda che ha sconvolto il tennis olandese e l’intero movimento sportivo.
Dopo il ritiro nel 2008, Van Scheppingen aveva fondato una propria academy a Hoofddorp, diventando un coach molto ricercato. Proprio in quel contesto avrebbe approfittato della vulnerabilità di due fratelli che aveva preso sotto la sua ala tra il 2009 e il 2012. Il maggiore dei due, all’epoca in fuga da una difficile situazione familiare, si era trasferito nella casa del coach, vivendo con lui, la moglie e i loro figli. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’ex tennista lo avrebbe gradualmente isolato, abusando di lui durante gli allenamenti e nei viaggi per i tornei.
Anni dopo, anche il fratello minore era entrato nel programma sportivo di Van Scheppingen: la sentenza accerta che anche su di lui si consumarono violenze, in quel caso quando era ancora minorenne. L’arresto dell’ex giocatore risale al 2022, dopo la denuncia del fratello maggiore. La polizia, sentito anche il più giovane, ha raccolto una seconda testimonianza che ha aggravato il quadro probatorio. I giudici hanno sottolineato come Van Scheppingen abbia sfruttato la propria posizione di prestigio per manipolare due ragazzi che lo consideravano un modello da seguire. Secondo il tribunale, le vittime temevano che rifiutare “le sue avances” potesse compromettere per sempre il loro futuro sportivo e i finanziamenti necessari per continuare la carriera.
La Federazione tennistica olandese ha reagito con un provvedimento immediato: l’ex atleta non potrà più accedere a strutture, tornei o attività federali. Van Scheppingen aveva ammesso solo una parte dei fatti, sostenendo che il rapporto con il fratello maggiore fosse consensuale, ma la corte ha ritenuto le prove e le testimonianze pienamente sufficienti per una condanna severa.