Una crisi di punta. Dentro ci sono finiti i centravanti pagati dai 30 milioni in su. Dovevano essere le certezze, i valori aggiunti capaci di spostare gli equilibri; si stanno rivelando zavorre. Non resta che imparare e ripensare i budget dedicati ai centravanti: non vale la pena spendere di più per l’uomo dei gol. Il Milan lo sa, tan’è che Gimenez è finito sul mercato un mese prima che questo inizi. Tra lo scorso gennaio e questa estate, per il messicano e Nkunku, il Diavolo ha investito quasi 80 milioni. Gol offerti dalla coppia? Due. In Coppa Italia. Su un totale di 1291’ (768’ Gimenez, 523’ Nkunku). Confermano, questi due, che l’Eredivisie inganna e che è sempre un rischio comprare grandi nomi nel momento di crisi, soprattutto se hanno già 28 anni e costano una quarantina di milioni. Anche a Roma, sponda giallorossa, i conti non tornano. Si è pensato di fare il colpo con Ferguson (1 gol, 1 ogni 551’ in campionato), in uscita dal Brighton dopo una stagione oscura. Ma nemmeno Gasperini, maestro di rinascite, è riuscito finora a farlo brillare come agli esordi con De Zerbi.
Essendoci il diritto di riscatto (a ben 38 milioni) e non l’obbligo, la Roma (nonostante ieri sera l’attaccante irlandese sia stato brillante protagonista con una doppietta nella vittoria dei giallorossi in E-League, 0-3 in casa del Celtic) ne sta approfittando per guardarsi attorno e, assieme al Milan, si sta muovendo per Zirkzee dallo United, altro esempio di centravanti pagato oltre 40 milioni che non rende. Più preoccupante il caso di Dovbyk (2 gol, 1 ogni 282’) che evidentemente aveva beccato l’annodi grazia al Girona, e non vanno mai acquistati i centravanti a cui, dal nulla, entra tutto. Mai. La Juventus paga dazio agli ultimi giorni di follia di Comolli, che tra Zhegrova e Openda ha speso oltre 60 milioni, appesantendo la rosa e complicando il lavoro degli allenatori. Sono entrambi acquisti follI per le modalità e le cifre, in particolare Openda (1 gol, 1 ogni 521’) porta con sé un obbligo di riscatto da 42,3 milioni, oltre i 3,3 già pagati. Cifra da titolare assoluto, da top del ruolo, non certo da rincalzo quale Openda si sta rivelando essere. E attenzione a non pensare che il problema sia solo il cartellino: Jonathan David, arrivato a parametro zero, sta offrendo lo stesso rendimento deficitario (874 minuti e solo 3 gol). Segno che l’errore è a monte, nella scelta delle caratteristiche prima ancora che nel prezzo. La febbre del “trentello” ha contagiato anche chi, solitamente, è immune agli sprechi.
L’Atalanta, inebriata dalla cessione record di Retegui, ha commesso un errore di valutazione marchiano con Krstovic (2 gol, 1 ogni 433’). Spendere 30 milioni per l’ex Lecce è parso subito eccessivo: il ragazzo, così come Roberto Piccoli (3 gol, 1 ogni 292’) alla Fiorentina (pagato circa 27 milioni), veniva da una realtà di provincia e sta soffrendo terribilmente il salto in una piazza che chiede la Champions. Non tutti reggono il peso di certe aspettative. Difficile da spiegare anche l’allucinazione del Napoli: 35 milioni più bonus per Lucca (2 gol, 1 ogni 277’) sono fuori da ogni logica. E la beffa è doppia se si pensa che, a poco più, si poteva arrivare a Hojlund, che poi in effetti è arrivato.
Morale della favola: anche l’investimento sul centravanti andrebbe allineato alla soglia di sicurezza ormai standardizzata per le grandi della serie A che si attesta sui 25 milioni per il cartellino. i$ la cifra giusta, quella ammortizzabile in cinque anni senza distruggere il bilancio se le cose vanno male. Chi è rimasto in questo range, ovvero l’Inter con Bonny, sorride. i$ ovvio che i centravanti costino di più perché il gol è la merce più cara, ma le nostre società hanno peccato di pigrizia: non hanno fatto ricerca, sono andate sui migliori nomi “prendibili”. Hanno comprato dal listino, ignorando l’integrazione tattica e psicologica. E ora ne pagano le conseguenze.