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Rugby, brutta Italia a Londra

Gli inglesi vincono 36-11

Dario Mazzocchi
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Cinque mete a una, morale sotto i tacchetti, 36-11 il finale, la nazionale di Sua Maestà che resta un tabù: risultato che dice tutta la verità e non lascia spazio all'ormai fastidiosa consolazione della sconfitta con onore. Inghilterra-Italia, primo incontro del Sei Nazioni 2009, potrebbe e dovrebbe essere racchiusa tutta in questa stringatissima sintesi. Se non fosse che, per poter pensare a un'immediata rivincita con l'Irlanda, domenica prossima al Flaminio, come ventilato da un frettoloso Parisse, Mallett dovrà affrontare alcune spinose questioni. La prova del 9 La prima ha nome e cognome, Mauro Bergamasco: fallita la prova del 9, esperimento durato la miseria di un tempo. Bergamauro non è mai entrato in partita, lenta la trasmissione, nulla l'intesa con Marcato. Distratto intorno al raggruppamento in occasione della seconda meta inglese (ne approfitta Ellis, mediano di mischia dei bianchi, lui sì nel ruolo giusto: sarà l'uomo del match); suicida con il passaggio alto inguardabile al complice Garcia per la terza segnatura dei padroni di casa (Flutey). Mallett fa mea culpa e lo toglie nell'intervallo (per far posto a Toniolatti, volenteroso ma un po' caotico) senza riproporlo nel suo ruolo: forse una punizione immeritata, lo aspettiamo domenica nella “sua” terza linea, colpita proprio dalla sua assenza e sofferente al pari di tutti gli avanti, escluso il solito Parisse, vero lusso di questa squadra. Ecco la seconda nota dolente. In molti avevano profetizzato che le nuove regole ci avrebbero penalizzato nel Sei Nazioni. In effetti si è visto un pack, da sempre nostro punto di forza e spauracchio degli avversari, incapace di dominare, debole nei raggruppamenti e in affanno contro la maggiore dinamicità dei Leoni: prima linea anonima, seconda frastornata da Kennedy e da un Borthwick all'altezza del suo ruolo di capitano... Tommaso Lorenzini su Libero di domani, domenica 8 febbraio 2009

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