Altroché accoglienza

Ong, l'ipocrisia delle regioni rosse: non vogliono immigrati

Tommaso Montesano

La motivazione ufficiale della sollevazione è che «sfugge la logica» della scelta del governo. La sostanza è: «Noi i migranti non li vogliamo». Alla faccia dei «principi umanitari» e dei «doveri di solidarietà» di cui la sinistra si riempie la bocca. E invece, appena i barconi toccano i porti delle città amministrate dal centrosinistra, apriti, cielo: ecco la levata di scudi.

È questo il senso della prima pagina di Repubblica di ieri, cui naturalmente Pd e alleati hanno dato seguito: «Migranti dirottati sul Pd». Una reazione alla decisione del Viminale di indicare il porto di Ancona per la Geo Barents. Il capoluogo marchigiano si aggiunge a Livorno, Ravenna, Taranto, Salerno, Bari e Gioia Tauro. Tutte guidate, al momento, dal centrosinistra. «È un governo abbastanza curioso perché sta mandando le navi con i migranti in porti lontani rispetto a dove potrebbero attraccare. Vogliamo capire a quale gioco si sta giocando», attacca Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd.

 

 

IL CORO - «Sconcertante», aggiunge la collega di partito Rachele Scarpa. Si fanno sentire anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana («se fosse possibile, Piantedosi, Meloni e Salvini assegnerebbero Bolzano o Tarvisio») e Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, che chiede al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi di «chiarire al più presto». Enrico Borghi, senatore dem, accusa l'esecutivo di trasformare i migranti da «carico residuale» a «scudi umani: porteremo il caso in Parlamento».

Insomma, i barconi devono sì attraccare in Italia, ma solo nei porti delle città amministrate dal centrodestra. Sempre in nome della «logica», s' intende, almeno seguendo il ragionamento della prima cittadina di Ancona, Valeria Mancinelli: «Appare davvero strano costringere queste persone ad affrontare ancora 1.500 chilometri per arrivare aterra e poi essere distribuite in qualche altro territorio».

 

 

Il Viminale replica per bocca del sottosegretario Wanda Ferro, che conferma quanto già spiegato dal ministro Piantedosi, ovvero che la scelta di far sbarcare i migranti «in tutti i porti italiani» risponde all'esigenza di alleggerire il peso che grava sulle spalle di Calabria e Sicilia, le Regioni - presiedute dal centrodestra - che finora hanno dovuto affrontare l'ondata migratoria. «I porti, come l'accoglienza al Sud, sono al collasso», conferma Ferro, che ricorda all'opposizione come l'ultimo decreto varato dal governo in materia di immigrazione non prevede più, come destinazione, l'indicazione del porto più vicino, ma di quello «più sicuro». Formula nella quale rientra non solo la «tutela dei migranti», ma anche la «sicurezza dei territori». Insomma, «molti predicano la solidarietà e l'accoglienza sulla stampa. Poi quando sul territorio bisogna accogliere migliaia di migranti regolari...».

IL PESO DEI NUMERI - I numeri danno ragione al Viminale. Lo scorso anno sono sbarcati sulle coste italiane 105.140 migranti. La distribuzione ha interessato solo in minima parte gli hotspot nelle zone di approdo - che a metà dicembre ospitavano appena 1.276 persone, quasi tutte dislocate in Sicilia, dove oggi si richerà lo stesso Piantedosi, che ad Agrigento presiederà il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica - e in maggioranza i centri di accoglienza (70.810) e le strutture del Sistema di accoglienza e integrazione (33.439) diffuse su tutto il territorio nazionale. E la Regione con la più alta percentuale di migranti raccolti- i dati si riferiscono alla metà di dicembre è la Lombardia (guidata dal centrodestra), con 12.208 persone, il 12% del totale. A seguire l'Emilia Romagna (10%), Sicilia (centrodestra), Lazio e Piemonte (centrodestra).