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Immigrazione, i 19mila morti che Pd e M5s scordano

Lorenzo Mottola
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Il numero fa paura: 20.540 tra morti e dispersi dal 2014. Un piccolo stadio. Quasi sette volte le vittime negli attentati delle Torri Gemelle. Una somma che deriva da elenco sterminato di naufragi e disastri di cui solo in minima parte s’è letto sui quotidiani, se non quando qualcuno ha colto l’occasione per sfruttare politicamente i fatti. Ele polemiche su quanto successo al largo della Calabria sabato notte sembrano far parte di questa categoria. Già perché ci sono due contraddizioni evidenti dietro le parole di chi, a sinistra, solo ora trova tempo e forza per indignarsi. La prima, ovvia, dal 2014 a oggi l’Italia è stata quasi sempre retta da governi col Pd in plancia (più di 19mila di quei 20.540 decessi riguarda esecutivi di centrosinistra o di larghe intese). Secondo: proprio gli esecutivi più “chiusi” sull’immigrazione- dai ministeri Salvini e Minniti in poi - sono quelli che almeno hanno ridotto i decessi.

La verità, però, è che nessuno è mai riuscito a impedire che i barconi colassero a picco. Tantomeno i leader Pd. Anzi, la storia inizia con loro. C’è stato, infatti, un tempo in cui anche la sinistra italiana considerava logico contrastare l’immigrazione clandestina e dire sì solo agli ingressi legali. In quel periodo, anno 1997, l’allora Romano Prodi schierava le navi italiane a difesa delle nostre coste contro le ondate di albanesi, finendo per questo sotto accusa pure in uno dei peggiori film di Nanni Moretti (Aprile). In quei mesi si verificò la celebre strage della Sibilla, la corvetta italiana che speronò una motonave albanese “Kater I Rades”. «Sulla nostra imbarcazione abbiamo trovato solo una piccola scalfitura a prua», commentò dando scandalo l'ufficiale della Marina militare italiana Fabrizio Laudadio, che poi venne condannato a due anni e quattro mesi di reclusione. Lo scafo travolto si portò a fondo 108 poveracci salpati da Valona. Ma era solo l’inizio.

 

L’ESPLOSIONE
Dall’esplosione della questione libica in poi, come tutti sanno, l’Italia è stata presa d’assalto. E le agenzie Onu da allora cercano di tenere il filo del numero di persone sparite nel tentativo di attraversare il Mediterraneo Centrale. Esiste un progetto, il “missing migrants projetc”, che censisce e aggiorna regolarmente i disastri dovuti all’immigrazione in tutto il mondo. Sl largo delle nostre coste si registrano le sciagure peggiori.

Le storie si somigliano tutte: gommoni acquistati per pochi dollari in Cina che improvvisamente si sgonfiano, carrette che si sfasciano tra le onde. Navi stracolme che si ribaltano perché, all’arrivo dei soccorsi, i migranti s’affollano su un lato per sbarcare. Così si arriva alla cifra: 20.540 morti e dispersi dal 2014 a oggi. Come si noterà nella tabella riprodotta qui a fianco, il numero di decessi è schizzato alle stelle nel 2016, per poi calare con il cambio di passo impresso dal ministero Marco Minniti e da Matteo Salvini al Viminale. La morale da trarre: con meno partenze, diminuiscono anche i morti. Durante il Conte I, sono state circa 1200 le vittime.

 

Nessuno, comunque, tantomeno Draghi, è riuscito a evitare un alto numero di tragedie. Nelle scorse settimane lo abbiamo ricordato: da quando a Palazzo Chigi è arrivata Giorgia Meloni il numero di vittime non è affatto cresciuto, anzi. Nonostante le feroci polemiche sull’allontanamento delle Ong, siamo a 500 morti contro gli oltre 600 dello stesso periodo dello scorso anno. E 12 mesi fa nessuno discuteva la questione, che era fatalmente finita fuori dall’agenda politica, né accusava l’allora ministro Luciana Lamorgese di aver incentivato la mattanza in mare.

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