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Immigrazione, "impunità per le Ong": cosa vuole la Germania, interviene Piantedosi

Fausto Carioti
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È giusto che la Ue garantisca per legge un salvacondotto alle ong anche quando esse sono (testuale) «coinvolte nel crimine organizzato» legato al traffico di esseri umani? Perché questo è ciò che stavano per fare giovedì a Bruxelles, durante il Consiglio Giustizia e Affari interni, su precisa richiesta tedesca. E questo e nient’altro, al di là dei retroscena più o meno inventati, è il tema che separa il governo di Roma da quello di Berlino e che ha spinto Matteo Piantedosi, d’intesa con palazzo Chigi, a non votare la proposta di regolamento sulle crisi migratorie, ritenuta inaccettabile, e chiedere «un approfondimento» agli altri ministri dell’Interno. Impossibile, quindi, capire la vicenda senza partire da quel testo. La cui approvazione al tavolo politico non era nemmeno all’ordine del giorno e al quale, per volontà del governo di Olaf Scholz, erano stati apportati alcuni emendamenti, almeno uno dei quali cruciale. 

Piantedosi non si è opposto, infatti, all’intera bozza, ma solo ad alcune parole: poche, ma dirompenti. La frase che ha fatto sobbalzare il ministro è questa: «Le situazioni in cui attori non statali», ovvero le ong, «sono coinvolti nel crimine organizzato», ed «in particolare» nello «smuggling», il traffico di esseri umani, «non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l’intenzione di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro».

 


 

LA FORZATURA TEDESCA - La «strumentalizzazione dell’immigrazione» è uno degli argomenti più complessi ed importanti affrontati nel regolamento. Nella bozza è definita come ciò che si verifica «quando un Paese terzo o un attore non statale istiga la migrazione irregolare nell’Unione incoraggiando, agevolando o addirittura costringendo il movimento di cittadini di Paesi terzi o apolidi» verso il territorio di uno o più Stati Ue, con l’intenzione di destabilizzarlo, e quando questo può «mettere a rischio funzioni essenziali dello Stato, compresa l’integrità territoriale, il mantenimento dell’ordine pubblico o la tutela della sua sicurezza nazionale». Davanti a tale aggressione, gli Stati che ne sono vittime possono «adottare le necessarie misure proporzionali (...) per preservare la sicurezza, l’ordine pubblico e la legalità».

In parole povere, dunque, le modifiche proposte al tavolo politico, se approvate e trasformate in un regolamento dell’Unione, avrebbero impedito allo Stato italiano di difendersi dalle ong anche quando queste fossero state in combutta con «la criminalità organizzata», fosse pure la mafia degli scafisti libici o quella italiana.

Un salvacondotto perenne che la Germania voleva garantire a Sos Humanity, a Sea Eye e alle altre organizzazioni non governative per chiari fini politici, visto che la maggioranza su cui poggia il cancelliere Scholz, composta da socialdemocratici, liberali e verdi, per volontà di questi ultimi ha inserito il finanziamento pubblico delle ong nel programma di legislatura.

 

 

Per garantire l’immunità agli emuli di Carola Rackete i tedeschi hanno tentato una doppia forzatura: facendo inserire il testo di questo emendamento senza che fosse all’ordine del giorno e senza discuterlo con gli altri governi, e tentando un blitz, a seduta in corso, per far approvare il regolamento già giovedì.

IL FOGLIO E GLI ALTRI - Situazione assai diversa, insomma, da quella dipinta da molti giornali italiani, incluso Il Foglio, che nell’edizione di ieri ha scritto che la contesa riguarda genericamente «una norma di tutela delle organizzazioni non governative che effettuano missioni umanitarie», senza nemmeno citare il passaggio sui rapporti con la criminalità organizzata. Lo stesso quotidiano sostiene poi che sono stati i francesi a salvare l’Italia, poiché convinti che «approvare un regolamento sui migranti favorevole all’Italia con il voto contrario dell’Italia sarebbe stato un errore» (secondo Il Foglio e le sue fonti francesi quella versione del regolamento andrebbe infatti «a vantaggio dell’Italia»). Tesi curiosa, secondo cui a Parigi tutelerebbero i nostri interessi nazionali meglio dei nostri ministri.

È falsa poi la ricostruzione, fatta da alcune testate, secondo cui Piantedosi avrebbe abbandonato all’improvviso il tavolo del consiglio europeo, compiendo così un gesto di rottura. Il ministro aveva un volo da Bruxelles fissato alle 14 e previsto da tempo, perché a Palermo lo attendevano la presidenza di un incontro internazionale e colloqui bilaterali con i ministri dell’Interno tunisino e libico, dei quali aveva già avvisato la presidenza spagnola. A rappresentare il governo di Roma dinanzi all’Unione europea, alla Germania e agli altri Stati sono rimasti i diplomatici italiani e non c’è stato alcun negoziato su possibili emendamenti da apportare al testo per votarlo d’urgenza giovedì stesso, come avrebbero voluto i tedeschi. Delle modifiche alla proposta di regolamento si discuterà così nei prossimi giorni, tramite le procedure normali. Sempre a Palermo, venerdì Piantedosi ha incontrato di nuovo la ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser: un faccia a faccia amichevole, come testimoniano le immagini che li vedono abbracciarsi e sorridere. Nessuna rottura da riparare, ma semplice tutela dell’interesse nazionale.

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