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Immigrazione e piano Mattei, l'accordo con l'Africa funziona

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Gli accordi con i Paesi di origine degli immigrati diretti verso l’Italia funzionano. «Marzo si avvia ad essere il sesto mese di fila in cui registriamo una contrazione delle partenze dei migranti», dice Matteo Piantedosi al convegno sull’accordo tra Italia e Albania organizzato dal centro studi di Fdi. E questo, rimarca il ministro dell’Interno, anche grazie all’intesa tra Ue e Tunisia siglata a luglio da Ursula von der Leyen e Kais Saied, dopo un lungo lavoro di preparazione fatto da Giorgia Meloni.

«È stato praticamente azzerato il flusso dalla Tunisia, che ha fermato 19mila partenze. La Libia ne ha fermate duemila», spiega il titolare del Viminale. Così il governo e la commissione europea insistono su questa strada. «Ora puntiamo ad un’ulteriore fase di cooperazione con Tunisia, Libia e Algeria anche per i rimpatri volontari assistiti», annuncia il ministro.

Meloni e von der Leyen metteranno un altro tassello importante domani, volando al Cairo assieme ad altri primi ministri Ue per firmare col presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi una serie di accordi che dovrebbero avere conseguenze più importanti di quelli siglati con la Tunisia. Anche in questo caso la parte decisiva dell’intesa riguarderà il controllo dei flussi migratori, ed è proprio questo che ha provocato la reazione, nel parlamento europeo, di socialisti, liberali, verdi e una parte dei popolari, che si oppongono alla sterzata a destra fatta dalla commissione nell’ultimo anno e sostengono che Tunisia ed Egitto non possano ricevere soldi da Bruxelles, perché in quei Paesi i diritti umani non sono garantiti.

 

 

 

ASPETTATIVE AFRICANE

L’Egitto è anche una delle nove nazioni africane individuate dall’Italia perla fase iniziale del piano Mattei, e non è un caso che proprio ieri la presidente del consiglio abbia convocato a palazzo Chigi la prima riunione della cabina di regia chiamata a gestire il piano. Lì Meloni ha spiegato che assieme al “Memorandum of Understanding”, che disegna i settori in cui si svolgerà la collaborazione tra Ue ed Egitto, al Cairo saranno firmati accordi bilaterali tra l’Italia e il Paese africano nei settori dell’agricoltura, della formazione, della salute, del sostegno alle piccole e medie imprese e degli investimenti.


Le altre nazioni scelte per la prima fase del piano Mattei sono Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia. «Abbiamo immaginato siano quelle in cui mettere più velocemente a terra i nostri progetti, per poi prendere i risultati migliori di queste esperienze e allargare la cooperazione vedendo cosa ha funzionato meglio», ha detto la premier. Le missioni operative, quelle per avviare i progetti, sono già iniziate: ne sono state fatte ad Addis Abeba e in Costa d’Avorio, e nei prossimi giorni ne sono previste altre in Kenya, Marocco e Tunisia. Del resto, secondo Meloni, dopo la «enorme apertura di credito nei confronti dell’Italia» fatta dai leader di 46 Stati al vertice Italia-Africa organizzato a Roma, «ci sono solo due strade: o la confermi o deludi quell’aspettativa».

Intanto l’accordo con l’Albania prosegue, così come l’applicazione del “decreto Cutro”, e non sarà la Corte di Giustizia Ue a fermarli. Piantedosi ha confermato che il governo è pronto a rivedere la parte più discussa della nuova normativa sull’immigrazione, quella che prevede il pagamento di una cauzione fissa di quasi cinquemila euro per gli immigrati che dichiarano di essere privi di documenti, chiedono protezione all’Italia e non intendono restare chiusi in un centro nell’attesa che la loro richiesta sia esaminata. «Stiamo ragionando sulla riedizione del decreto prevedendo una gradazione dell’importo, valutando caso per caso», annuncia Piantedosi.

Non più cinquemila euro fissi, quindi, ma una somma variabile a seconda dell’individuo. Questo per togliere ogni dubbio sulla decisione della Corte di giustizia europea, che su richiesta della Cassazione italiana sta esaminando quella norma, destinata ad essere applicata anche agli immigrati che saranno trattenuti in Albania. In ogni caso, assicura il ministro, da parte della Corte di Giustizia Ue «non c’è stata nessuna bocciatura del progetto Albania né del decreto Cutro», come invece i giornali di sinistra hanno scritto.

 

 

 

TEMPI CONFERMATI

La tabella di marcia per la realizzazione del centro di trattenimento di tremila immigrati in territorio albanese, oggetto del protocollo firmato da Meloni ed Edi Rama, prosegue come previsto. «Abbiamo già in pista il genio militare che si recherà a lavorare lì, abbiamo i nostri vigili del fuoco. Un concerto di istituzioni del nostro governo sta lavorando ad una rapida realizzazione di questo centro».

Davanti alle recenti sciagure avvenute in mare (oltre venti affogati in un naufragio al largo della Turchia, che si aggiungono ai sessanta africani morti nei giorni scorsi su un gommone partito dalla Libia), Piantedosi ha commentato che «un ministro dell’Interno si prova doppio dolore, perché si è dato l’obiettivo di regolare il flusso migratorio. L’immigrazione irregolare va fermata alla partenza».

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