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Migranti, Mediterranea contro il Decreto Piantedosi: "Incostituzionale, doppio ricorso"

venerdì 1 novembre 2024

2' di lettura

Di fronte ai tentativi governativi di impedire le attività della nave Mare Jonio, Mediterranea Saving Humans passa all’offensiva legale: sono stati infatti depositati oggi due ricorsi che contestano radicalmente i provvedimenti adottati negli ultimi mesi dalle autorità contro l’unica nave battente bandiera italiana della flotta civile di soccorso nel Mediterraneo centrale. Nel ricorso presentato dalle avvocate Lucia Gennari, Cristina Laura Cecchini e Giulia Crescini al Tribunale Civile di Agrigento contro i ministeri dei Trasporti, dell’Interno e dell’Economia e Finanze si chiede con urgenza l’annullamento dei verbali con cui il 15 ottobre scorso è stata sanzionata e disposto il fermo amministrativo per 20 giorni della nave, dopo che la Mare Jonio aveva soccorso, in acque internazionali zona Sar di competenza tunisina, 58 persone in pericolo di vita, sbarcate poi in sicurezza a Porto Empedocle.

Nel ricorso al Tar del Lazio, presentato dagli avvocati Enrico Mordiglia e Andrea Mozzati, si chiede inoltre l’annullamento di tutti i provvedimenti che hanno giustificato, in maniera strumentale e pretestuosa, il diniego da parte delle Autorità marittima della certificazione della Mare Jonio come ’nave da soccorso' e l’ordine illegittimo di sbarcare le ’attrezzature di salvataggio', nonostante la nave sia invece certificata per l’attività Sar di ricerca e soccorso in mare dall’Ente tecnico competente, cioè il Registro Navale Italiano.

"Per la prima volta - sottolinea Laura Marmorale, presidente di Mediterranea - solleviamo la questione di costituzionalità del decreto Piantedosi: non solo è paradossale e inaccettabile affermare che il soccorso di vite in pericolo in mare debba essere preventivamente ’autorizzato' dallo Stato di bandiera della nave, ma in questa continua persecuzione amministrativa contro la nostra nave i nostri legali giustamente ravvisano un attacco autoritario ai diritti costituzionali della nostra Associazione e alla nostra legittima attività umanitaria".

"Un attacco- prosegue Marmorale - che è parte di una più generale offensiva del governo contro le libertà personali e collettive, come purtroppo testimoniato dai recenti decreti Sicurezza e Flussi e dal tentativo di riproporre le deportazioni dal mare in Albania. Ma noi non ci stiamo- conclude la presidente di Mediterranea - e su queste evidenti violazioni del diritto chiediamo che siano i giudici a pronunciarsi, disposti ad arrivare fino alla Corte Costituzionale e alle istanze di giustizia europee".

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