Torino, 22 nov. (askanews) - A Torino oltre a Spike Lee è anche il giorno di Antonio Banderas, premiato con la Stella della Mole durante la cerimonia d'apertura del 43esimo Torino Film Festival.
Tutti i riflettori puntati sull'attore che si è concesso a foto e autografi prima di presentare al pubblico "Dolor y Gloria", film di Pedro Almodovar con cui nel 2019 a Cannes ottenne il premio per la migliore interpretazione maschile.
Banderas ha parlato di quanto Pedro Almodòvar sia stato importante nella sua carriera; i due hanno lavorato insieme in film come "Labirinto di passioni", "Matador", "La legge del desiderio", "Donne sull'orlo di una crisi di nervi". "Almodovar è stato cruciale nella mia carriera - ha detto - non so se abbia influenzato il modo in cui recito ma credo di essere arrivato a capire e a leggerlo: lui pretende, ti chiede molto, devi essere eccellente e se non sei così, ti perdi. Io ho imparato che con lui devi creare i personaggi da zero, cerco di accettare la narrazione e gli permetto di modellarmi, bisogna essere furbi e umili, lasciarlo fare. A volte è doloroso ma è la creazione".
E parlando di "Dolor y Gloria", ha spiegato che è stato il film più strano mai girato con il regista. "Furono riprese speciali, diverse da tutto quello fatto prima, avevo avuto un infarto due anni prima, questa cosa mi ha cambiato la vita, ma quel film è stato un ritorno a essere diretto da Almodovar, un film strano, perché ero il suo alter ego. Ho lavorato sulle sensazioni, sentivo che mi stava raccontando parte della sua vita, il suo rapporto con la madre, con il cinema, con il suo corpo pieno di malattie e dolori, il suo cercare di vivere. È stato difficile, quasi come se mi avessero tolto la pelle e fossi un altro. Non l'ho più rivisto, magari lo farò stasera, alcuni miei film non li ho mai visti".



