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Charlie Hebdo, i terroristi islamici fanno una strage: 12 morti. Il drammatico video degli spari ai poliziotti

Sono stati identificati e individuati al termine di una lunghissima e drammatica giornata di ricerche, posti di blocco e perquisizioni, i tre uomini che poco prima di mezzogiorno, in pieno centro a Parigi, mercoledì 7 gennaio hanno compiuto una strage nella redazione del settimanale satirico "Charlie Hebdo". La svolta ha dell'incredibile, visto che il documento d'identità di uno dei tre sarebbe stato rinvenuto all'interno della Citroen C3 usata per la fuga. Nella concitazione delle fasi successive alla sparatoria, nella quale sono rimaste uccise docici persone e ferite altre di cui 4 in modo grave, uno degli attentatori lo avrebbe smarrito. Il suo nome è Said Kouachi, nato a Parigi 34 anni fa ma di origini algerine. Il secondo uomo sarebbe il fratello Cherif Kouachi, di 32 anni. Entrambi avrebbero partecipato ai combattimenti in Siria con le forze dell'Isis e sarebbero rientrati in Francia la scorsa estate. Il terzo uomo del commando risponderebbe al nome di Hamid Mourad, un 19enne senza dimora fissa che avrebbe aiutato nell'azione i due fratelli. Quest'ultimo, legato ai due sospettati per essere parente della ex compagna di Said, all'alba si è presentato alla polizia dicendo però che al momento della strage lui si trovata a scuola. Le indagini sono ancora in corso.  Secondo il sito di news transalpino Le Point uno dei due sospetti era già stato processato nel 2008, nell'ambito di un'operazione contro una filiera jihadista irachena basata nel 19esimo arrondissement di Parigi. Le forze d'intervento della polizia francese sono in azione a Reims, la città capitale della regione dello Champagne, dove sarebbe stato perquisito un appartamento. E un'operazione analoga è in corso a Charleville-Mezieres, sempre nella regione dello Champagne, dove vivrebbe la famiglia del membro più giovane del commando. Il ministero dell'Interno francese ha però smentito le notizie inizialmente circolate di un loro arresto annunciato da alcuni media francesi. Intanto questa mattina una sparatoria è stata registrata alle porte di Parigi con il ferimento di due agenti. I media francesi escludono però legami con la strage al Charlie Hebdo. La cronaca dell'attacco - A metà mattinata di mercoledì 7 gennaio tre terroristi incappucciati e armati con kalashnikov e spara-granate hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale e hanno sparato sui giornalisti in riunione: 12 morti, tra cui il direttore Stephan "Charb" Charbonnier e tre colleghi vignettisti, Cabu, Tignous e Wolinski, e altri quattro feriti gravi. Un massacro di "ferocia inaudita" al grido di "Allah Akbar" e "Vendicheremo il Profeta". Secondo una giornalista sopravvissuta uno di loro avrebbe ammesso: "Siamo di Al Qaeda", parlando in un "perfetto francese". Poi la fuga, ripresa da alcuni giornalisti terrorizzati dalle finestre dell'edificio in questo impressionante video: i due terroristi, vestiti di nero, sparano in strada contro gli agenti della polizia, finendoli a sangue freddo con un colpo a distanza ravvicinata. I due assassini sono poi saliti a bordo di una Citroen, forse rubata a un ignaro passante, ritrovata abbandonata circa un'ora dopo la strage. Il giornale "Charlie Hebdo", noto per il suo stile ironico e provocatorio bollato come "anti-islamico", già aveva subito un attentato incendiario nel novembre 2011 e una serie di attacchi informatici dopo le sue vignette ritenute blasfeme dall'Islam. Quindici minuti prima dell'attacco, il profilo twitter del giornale aveva pubblicato un'altra vignetta satirica sul Califfo Al Baghdadi, leader dello Stato islamico.    Meilleurs vœux, au fait. pic.twitter.com/a2JOhqJZJM— Charlie Hebdo (@Charlie_Hebdo_) 7 Gennaio 2015   Dalla parte della Fallaci - Nel 2002, quando uscì il libro La rabbia e l'orgoglio la testata si schierò a difesa di Oriana Fallaci divenuta oggetto di minacce da parte degli integralisti islamici. Ma è nel 2006 che l'Hebdo divenne noto al pubblico internazionale con la scelta di ripubblicare le dodici controverse vignette su Maometto del giornale danese Jyllands-Posten. Le vendite balzarono in un giorno dalle 140mila alle 400mila copie, facendo adirare il mondo islamico e spingendo il Consiglio francese del culto musulmano a chiedere il ritiro delle copie dalle edicole. Incriminato per razzismo, l'allora direttore Philippe Val fu assolto l'anno dopo da un tribunale francese. L'ultima "provocazione" - Come ultima provocazione sui tabu dell'estremismo islamico il numero speciale dedicato alla vittoria degli islamisti in Tunisia. In copertina si vede una sacrilega immagine di Maometto che promette "cento frustate se non morite dal ridere". Fu subito dopo l'uscita di quel numero che la sede della rivista venne distrutta da un incendio provocato da un lancio di molotov. Il discorso di Hollande - "Nessuno può pensare di agire in Francia contro i principi della Repubblica. E' un attentato alla nostra libertà, alla libertà di stama. Reagiremo con fermezza", il presidente François Hollande è intervenuto sul posto ed ha subito avuto parole di condanna durissima contro quello che, senza esitare, ha definito "attentato terroristico", un "atto di barbarie eccezionale".  

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