Serata indigesta per Roberto Fico, Vincenzo De Luca, il Pd e il Movimento 5 Stelle a Napoli: un palazzetto strapieno, con migliaia di persone anche in piedi, traboccante di bandiere di Fratelli d'Italia, con qualche esemplare della Lega (specie nelle prime file, quando prende la parola Matteo Salvini) e di Forza Italia e tante bandiere tricolore.
Venerdì è stato questo lo scenario che ha accompagnato la kermesse elettorale finale del centrodestra a sostegno del candidato alla presidenza della Regione Campania, Edmondo Cirielli al Palapartenope, a Fuorigrotta.
I decibel aumentano man mano che si avvicendano sul palco i leader dei partiti. E' stato Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, a scandire il passo, invitando le persone in platea e sugli spalti ad alzare la voce, ringraziando gli altri colleghi del centrodestra. Poi tocca a Salvini, che definisce Maurizio Landini "uno scioperante di professione", con fischi e buu in riferimento al segretario della Cgil, criticato e oggetto di ironia per la proclamazione degli scioperi in queste settimane. I toni salgono anche quando il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ricorda il fondatore del centrodestra e di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Quando Tajani ha chiuso il suo intervento si è intonato in sala "Chi non salta, comunista è", aprendo così la strada al discorso di Giorgia Meloni, inondata di applausi, soprattutto all'inizio dell'intervento.
Piovono applausi quando la presidente del Consiglio evidenzia il lavoro dell'esecutivo a Caivano, le contraddizioni del rapporto tra De Luca e Fico, mentre cavalca i mugugni della sala a proposito delle parole del governatore uscente De Luca, a proposito delle liste d'attesa nella sanità.
"La patrimoniale? Una ricetta bizzarra e tardo comunista della sinistra che con noi non passerà mai", ha assicurato la premier. "Ci accusano di aver favorito i ricchi come se chi guadagna 2.500 euro al mese fosse un ricco da mazzolare quando invece abbiamo chiesto un corposo contributo a banche e assicurazioni. Invece ci stanno dicendo che la manovra sta favorendo i ricchi e si considerano ricchi gente che guadagna 2.500 euro al mese".
L'ovazione arriva nella parte finale del discorso della presidente del Consiglio, che parla di "un'alternativa alla rassegnazione", sulle note di We are the Champions dei Queen. Al termine del comizio a Napoli con tutto il centrodestra riunito che ha cantato insieme l'Inno dei Mameli, c'è stato il coro del pubblico "Chi non salta comunista è", durante il quale Meloni e Tajani hanno saltellato sul palco.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
"Seguo con dolore le notizie degli attacchi che continuano a colpire numerose città ucraine compresa Kiev. Essi causano vittime e feriti tra cui anche bambini e ingenti danni alle infrastrutture civili lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza. Assicuro la mia vicinanza alla popolazione così duramente provata. Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione. Preghiamo insieme per una pace giusta e stabile nella martoriata ucraina". Così Papa Leone XIV dopo l'Angelus.
La parola di Pietro è soldi. Una parola semplice, ma che per certa sinistra resta un tabù. Pietro Senaldi parte dalla manovra economica e smonta l’eterna illusione del cattocomunismo italiano: chiedere più welfare senza capire che i soldi, prima di redistribuirli, vanno creati. Tra Landini che definisce “ricco” chi guadagna 2.000 euro e un’opposizione pronta a tassare chi ancora lavora, Senaldi fotografa un Paese che punisce chi produce e premia chi pretende. Nel nuovo episodio del podcast di Libero Quotidiano, La parola di Pietro è un invito a rimettere i piedi per terra: perché la ricchezza non nasce da una piazza, ma dal lavoro e dal coraggio di chi non ha paura di farla.
Nel suo discorso al Bundestag, il parlamento federale tedesco, Sergio Mattarella ha detto di sentirsi "pienamente partecipe della Giornata del lutto nazionale. Le ferite del passato dell'umanità non possono essere eliminate, ma da esse deriva l'impegno comune per l'avvenire, per un'azione che assuma come misura l'autentica nostra umanità. La nostra consegna: Mai più. Nie wieder". A 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, il presidente della Repubblica parla di "nuovi 'dottor Stranamore' che si affacciano all'orizzonte, con la pretesa che si debba 'amare la bomba'. Il Trattato del 1997 che mette al bando gli esperimenti nucleari non ha visto ancora la ratifica da parte di Cina, India, Pakistan, Corea del Nord, Israele, Iran, Egitto, Stati Uniti, mentre la Russia ha ritirato la sua nel 2023. Il rispetto, sin qui, delle prescrizioni che contiene, non attenua la minaccia incombente".
E ancora: "Si odono dichiarazioni di altri Paesi su possibili ripensamenti del rifiuto dell'arma nucleare. Emerge, allora, il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire una sorta di nuovo vaso di Pandora. Tutto questo - ha aggiunto il Capo dello Stato - viene agevolato dal diffondersi, sul piano internazionale, di un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia. Porta soltanto a sofferenze e a divisioni rottamare i trattati, le istituzioni edificate per porre riparo a violenze che nelle nostre società nazionali consideriamo reati e censuriamo severamente, comportamenti che taluno pretende siano legittimi nei rapporti internazionali".
Mattarella, finito il suo discorso, ha lasciato Berlino dove insieme al Presidente della Repubblica Federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, nel pomeriggio ha partecipato alla cerimonia della "Giornata del lutto nazionale", per commemorare, insieme, le vittime dei conflitti, a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Il Capo dello Stato è intervenuto al Palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco, dove ha tenuto il discorso commemorativo dinanzi ai massimi rappresentanti degli organi costituzionali della Germania. Prima della celebrazione, svolta nel pomeriggio, il Presidente Mattarella, in mattinata, si era già recato al Reichstag per incontrare la Presidente del Bundestag, Julia Klöckner. Sempre di mattina, Mattarella, Steinmeier e Klöckner hanno reso omaggio alle vittime della guerra, deponendo una corona di fiori al Monumento della Nuova Guardia di Berlino.
Rafforzate le misure di sicurezza a Quito, capitale dell'Ecuador, alla vigilia del referendum di domenica 15 novembre voluto dal presidente conservatore Daniel Noboa. Più di 53mila agenti della polizia nazionale sono stati schierati in città mentre il Consiglio Nazionale Elettorale completava la distribuzione del materiale elettorale. Altri 43mila uomini delle forze dell'ordine garantiranno la sicurezza domani nei seggi. Gli elettori saranno chiamati a esprimersi su quattro proposte: la più importante riguarda l'abolizione del divieto di ospitare nel Paese basi militari straniere. Se passasse, il presidente americano Donald Trump, alleato di Noboa, potrebbe aprire una base dell'esercito per aiutare le autorità ecuadoriane a contrastare il narcotraffico.