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Decreto fiscale, la bozza di Alfonso Bonafede: quali evasori rischiano fino a otto anni di carcere

Roba da brividi. Roba da grillini. Roba da Italia manettara e da Alfonso Bonafede ministro della Giustizia. È ovviamente Il Fatto Quotidiano, house organ M5s, ad anticipare la bozza di normativa inviata al Tesoro e inserita nel decreto fiscale che prevede l'inasprimento delle pene per chi truffa il Fisco. E addirittura Il Fatto di Marco Travaglio, il principe delle manette, si spinge a parlare di "misure draconiane". Certo, si tratta solo di una bozza. Ma fa capire benissimo con cui abbiamo a che fare. In estrema sintesi, la stretta sui reati tributari avviene in quattro mosse: rafforzamento dell'impianto sanzionatorio; abbassamento delle soglie oltre il quale si va ne penale; confisca dei beni dei condannati; estensione della responsabilità amministrativa alle società per i reati tributari. Leggi anche: Evasione, dal 2000 lo Stato non ha riscosso cartelle per 909 miliardi Il Fatto rivela che la bozza prevede la possibilità di sequestrare beni e disponibilità finanziarie del condannato in via definitiva per le quali non sia in grado di giustificare la legittima provenienza. Il giudice potrà disporre la confisca anche nei casi di estinzione del reato, come l' amnistia e la prescrizione. Nel video (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev), Bonafede parla di carcere agli evasori Sul versante penale, come detto, arriva uno spaventoso aumento delle pene. Con le nuove norme si vuole punire "con la reclusione da quattro a otto anni (invece che da 1 anno e sei mesi a sei anni) chiunque si avvalga di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e che indichi in una delle dichiarazioni annuali relative, elementi passivi fittizi". E ancora, si legge sul Fatto: "Se l'ammontare è inferiore a euro 100 mila (la vecchia soglia era fissata a 150 mila) si applica la reclusione da 1 anno e sei mesi a 6 anni. La dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici è punita con la reclusione da tre a otto anni e non più da un anno e sei mesi a sei anni". Nel mirino anche la dichiarazione infedele, con pene che schizzano a due e fino a cinque anni di carcere. Basta evadere un'imposta oltre i 100mila euro, non più 150mila come in precedenza. Inasprimenti di pena previsti anche per l'omessa dichiarazione e per le emissioni di fatture per operazioni inesistenti. "Se l'importo non rispondente al vero indicato nelle fatture o nei documenti, per periodo d'imposta, è inferiore a 100 mila euro, si applica la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni", spiega Il Fatto. Spaventoso aumento della pena anche per occultamento o distruzione di documenti contabili: si passa da un minimo di un anno e sei mesi e massimo di sei anni, a un minimo di tre anni e un minimo di sette anni. Per la precisione, nell'omesso versamento di ritenute si entra nel penale oltre i 50mila euro; la soglia per gli omessi versamenti Iva scende a 100 mila euro.

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