Le immagini da Khan Yunis, Beit Lahia e Gaza City descrivono una realtà disperata: migliaia di persone in fila per un pasto caldo distribuito da associazioni locali, bambini denutriti nei reparti degli ospedali, madri che scaldano acqua al posto del latte per nutrire i figli.
Quasi due anni di guerra - domani è l'anniversario degli attentati del 7 ottobre - hanno lasciato la Striscia allo stremo. Le strade sono diventate discariche, le panetterie restano chiuse, gli scaffali dei supermercati sono vuoti. Nei centri di distribuzione dell'ONU e delle Ong si vedono folle accalcarsi per un sacchetto di farina o una tanica d'acqua, mentre negli ospedali come l'Al-Rantisi e l'Al-Shifa arrivano sempre più casi di malnutrizione infantile.
Nel campo di Nuseirat e ad Al-Zawayda, alcuni aerei hanno lanciato aiuti con paracadute, ma la scena è sempre la stessa: famiglie che corrono per accaparrarsi le poche razioni disponibili.
L'ONU ha ufficialmente dichiarato la carestia a Gaza - la prima nella storia del Medio Oriente - dopo che i suoi esperti hanno avvertito che oltre 500 mila persone si trovano in una condizione definita "catastrofica". Una parola che, nel linguaggio delle Nazioni Unite, indica il livello più grave dell'emergenza alimentare: quando la fame non è più una minaccia, ma una realtà diffusa e quotidiana.