Cerca
Logo
Cerca
+

Lega, schiaffo ai moralisti (e una domanda)

politica

  • a
  • a
  • a

E vivaddio. Leggo questa brutta vicenda che coinvolge la Lega e il suo Capo, storia di figli, moglie, cerchi magici, affitti, ristrutturazioni, false fatturazioni, auto, favori insomma un copione già visto e che solo cambia nomi, latitudini e facce, e dico: vivaddio. Perché è l'ennesima schiaffo al moralismo ipocrita, e auto-perdonista, di cui tutti siamo intrisi. L'onestà  non è una categoria politica. E tanto meno antropologica. E un partito che la usa come arma (Roma ladrona o Mani Pulite o Vaffa…), è già finito. Perché l'onestà ha a che fare con la libertà. Che è una faccenda personale, drammatica, mai risolta. Una cosa che riguarda ogni secondo di ogni giorno. Il fatto che a cadere sia la Lega, che su questo ha costruito simboli e slogan, esattamente, sia pure con parole diverse, come l'Italia dei Valori o il Movimento Cinque Stelle, è un bene. Perfino per i leghisti onesti, illusi o autoillusi da crociate sghembe. Mentre ai superstiti moralisti che gioiscono ed emettono sentenze, dipietristi e grillini in prima fila, consiglierei prudenza.  Moltissima. Allora siamo fregati, non si può mettere la mano sul fuoco per nessuno? Allora è tutto sporco e non c'è via d'uscita? No. Qualcosa si può fare. I bilanci dei partiti devono essere molto più dettagliati e controllati da società esterne. La legge sui rimborsi, altra ipocrisia fatta per aggirare il referendum che ha abolito il finanziamento dei partiti, va cambiata. Dopo di che qualcuno dovrà dire dove la politica può finanziarsi. O torneremo alle tangenti degli imprenditori ai politici di turno. Ma non basta. Non sarà un'ennesima modifica di legge a risolvere il problema dell'onestà. Il punto è un altro: cos'è il potere? Tempo fa ho riletto l'Antigone di Sofocle. E' la storia di una donna che, per affermare un diritto che viene prima di ogni legge umana, va contro il potere. E muore. Per mano di Creonte, re di Tebe. Eppure Creonte non è disonesto, non ruba soldi. E' persino un buon re coi suoi sudditi, ligio alle regole, ben voluto. Oggi si direbbe che è un politico onesto. Di sicuro ha tutti i requisiti che un Beppe Grillo o un Antonio Di Pietro chiedono a un governante. Su twitter su facebook sarebbe diventato un eroe. Non è indagato, non ha mai commesso un reato. E rispettoso delle leggi fino all'ossessione. Fino ad uccidere Antigone. Proprio in nome di quelle leggi che non vuole violare. Cos'è, allora, che non va? Il punto è che per Creonte il potere è una prosecuzione di se stesso. Non ha limiti, se non nelle sue idee. Persino oneste. E finisce per essere ingiusto, violento. Esattamente come un tesoriere ladro. Per essere giusto, onesto, il potere deve essere al servizio di qualcosa di altro da sé. Qualcosa che non può essere il mio arricchimento personale, ma nemmeno la mia famiglia, il mio partito, la causa, la ditta, nemmeno le elezioni. Ma questo attiene alla mia libertà. Significa rispondere ogni giorno a una domanda: cosa vale di più nella mia vita? E' una scelta drammatica. Quotidiana. Che non si fa una volta per sempre. In questo Umberto Bossi, dimettendosi, ha dato una grande lezione. Perché ha deciso di mettere qualcos'altro davanti a sé. L'avesse fatto prima, forse ci saremmo risparmiati, lui e noi, questa ennesima storiaccia. Prima di proporre legge sui bilanci di partiti sarebbe bene, forse, interrogarsi, tutti, su questo.  

Dai blog