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Vesuvio, gli esperti e il rischio eruzione: "C'è il 30% di possibilità che sia devastante"

Mariano Paolozzi
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Il Vesuvio in queste ore brucia, e la nube di fumo immensa che si innalza in alto, dalle pendici della montagna verso il cielo, ha una somiglianza sinistra con la nube piroclastica tipica delle eruzioni. Le foto dello "Sterminator Vesevo" in fiamme hanno tappezzato i social, e nei commenti dei cittadini campani c'è lo spettro dell'eruzione. Chiedersi quando accadrà e cosa accadrà sono le domande più frequenti. La risposta purtroppo è una sola: accadrà di nuovo, prima o poi. Lo dicono, da anni, gli scienziati, ma quello che gli uomini di scienza non riescono a prevedere è il momento in cui una nuova eruzione avverrà. Il Vesuvio è il vulcano più monitorato e probabilmente più famoso del mondo, e in tutti questi anni, si legge su Il Tempo, sono stati analizzati e realizzati svariati pieni di evacuazione, tutti ritenuti insufficienti. All'interno delle zone considerate ad altissimo rischio vivono oltre 700mila persone e si stima che le case abusive siano fra le 7 e le 10mila. Secondo l'ultimo piano, elaborato nell'ottobre del 2016, sarebbe possibile trasferirle in 72 ore dalle aree di attesa alle aree di incontro. Con 500 autobus e 4365 corse al giorno e 220 treni coinvolti, l'operazione di evacuazione somiglierebbe a quelle dei film apocalittici, una cosa mai vista prima.  Secondo i tecnici, la prossima eruzione del Vesuvio sarebbe "sub-plinana", ovvero poco meno drammatica di quella descritta da Plinio il Giovane ne 79 d.C. che coinvolse Ercolano e Pompei. I calcoli, si legge sul Tempo, danno questo scenario al 30% delle possibilità, un evento dalla potenzialità catastrofica. Per la Protezione Civile, stando alle simulazioni eseguite, "l'emissione esplosiva di ceneri e gas vulcanici che possono innalzarsi per 10-20 chilometri sopra la bocca del vulcano". In un secondo momento la colonna eruttiva viene piegata dal vento e il materiale solido ricade al suolo. Le conseguenze sono una pioggia intensa e duratura di cenere e lapilli e sempre secondo la Protezione Civile "la continua emissione di questo materiale può portare ad accumuli considerevoli di ceneri vulcaniche nel raggio di 10-15 chilometri dal vulcano. Spessori minori ma comunque importanti ai fini della pianificazione possono interessare un'area di 300-1.000 chilometri quadrati e distanze di 20-50 chilometri dal Vesuvio". Il punto della questione è e rimane il tempo: quando erutterà la montagna del golfo di Napoli? Non si sa, si possono solo incrociare le dita e sperare nella clemenza del tempo.

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