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Dorina Bianchi, alfaniana al governo: dal Cav a Renzi tra perizoma, crema corpo e sette partiti. "E tornerà nel Pd"

Giulio Bucchi
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Qualcuno (Fatto compreso) la chiama maliziosamente "Dorina sette partiti", alludendo al suo passato politico vorticoso. Di sicuro c'è che Dorina Bianchi, 50 anni, caschetto biondo, forme sinuose ed ex esponente del tramontato "Branco rosa", è il nome della settimana. Oggi è con Angelino Alfano e proprio in quota Ncd si è guadagnata la chiamata al governo come sottosegretario ai Beni culturali. Prima, però, è stata nel Ccd, nell'Udc, nella Margherita (insieme a Matteo Renzi) e nel Pd, con cui nel 2008 fu eletta alla Camera (area teo-dem, di Fioroni). Poi lo strappo (molto passeggero): di nuovo con Casini, poi nel Pdl con Silvio Berlusconi, e infine, appunto, con Alfano. Ladylike ante litteram - Nel 2008, prima di venire eletta alle politiche, concede un'intervista a Chi. Quello che ne esce è un ritratto alla Alessandra Moretti, qualche anno prima del non fortunatissimo "effetto ladylike". Botta e risposta molto intimo: "Preferisce il perizoma o gli slip?": "Perizoma". "Reggicalze o collant?": "Reggicalze e collant". "Il suo segreto di bellezza?": "Essere quasi sempre di buonumore, pensare positivo e una buona crema per il corpo due volte al giorno".  I veleni dentro il Pd - I suoi ex compagni di partito sono sicuri, maligna L'Espresso: "Tornerà nel Pd, vedrete", magari grazie a una buona parola di Maria Elena Boschi di cui dicono essere grande amica. Secondo il Fatto quotidiano la nomina della Bianchi, un po' tormentata, sarebbe stata una coltellata bella e buona a Gabriele Albertini, l'ex sindaco di Milano di centrodestra anche lui in Ncd che si aspettava la chiamata e che ci sarebbe rimasto malissimo. Molto cattolica, la bersaniana Chiara Geloni l'ha bollata su Twitter come "rutelliana della Margherita dei bei tempi del primo Family day" (con tanto di hashtag velenoso: #comematteo). Che poi, Dorina Bianchi è un'altra rutelliana della Margherita dei bei tempi del primo Family day eh. #comematteo #senonsapetelastoria— chiara geloni (@lageloni) 29 Gennaio 2016   La rottura con Casini - Cattolica e centrista, sì, ma con rapporti non buonissimi con il suo ex mentore Casini. A Crotone, ricorda L'Espresso, in un ormai lontano comizio elettorale, Silvio Berlusconi le era accanto e partì all'attacco dell'Udc, il suo partito di allora. Lei, invece di imbarazzarsi o di difendere Pierferdy, sorrise davanti a tutti. E Casini ci rimase malissimo. Il Foglio l'ha chiamata "la Marta Flavi del Pd". Di Agenzia matrimoniale ne saprà poco ma di nozze (d'interesse) pare intendersene.

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