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Napolitano e la Boccassini, la telefonata che imbarazza il Colle

Inchieste di mafia, dopo Palermo cattive notizie per il Quirinale da Caltanissetta: "Nel 2009 ha chiamato la procura per dare l'inchiesta su Borsellino a Ilda"

Giulio Bucchi
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Una nuova bomba rischia di cadere sulla testa di Giorgio Napolitano. Il campo di battaglia è quello che da settimane (se non mesi) scuote il Quirinale: l'inchiesta sulle oscure vicende mafiose della stagione post 1992. Secondo quanto riferisce il sito Lettera43.it, nel 2009 ci sarebbe stata una telefonata tra il presidente della Repubblica e il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari, in cui Napolitano avrebbe perorato l'affidamento dell'inchiesta su via D'Amelio e l'omicidio del giudice Paolo Borsellino al pm di Milano Ilda Boccassini. A sostenere la candidatura di Ilda la rossa, celebre per i processi milanesi contro Silvio Berlusconi, sarebbe stato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Candidatura sfumata per un vizio di forma, ma a tre anni di distanza la notizia potrebbe avere effetti deflagranti come se non più l'intercettazione tra Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino in mano alla Procura di Palermo. L'indiscrezione - Mentre a Palermo si indaga sulla trattativa tra Stato e mafia, a Caltanissetta dal 2009 si sono riaperti i faldoni sulla strage di via D'Amelio, in seguito alle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che aveva di fatto demolito le ipotesi di tre processi già passati in giudicato. Grasso, che si sarebbe poi rivolto a Napolitano per avere un autorevole sostegno, avrebbe pensato alla Boccassini che per prima, alla fine del 1994, aveva dubitato della versione fornita dal primo pentito, Vincenzo Scarantino, su cui poggiavano i tre processi sul caso. In ballo c'è il depistaggio operato dal duo Scarantino-Candura e la pm napoletana è Informata sui fatti. Talmente informata da poter essere considerata troppo di parte per vedersi assegnato lo spinoso incarico. I pm di Caltanissetta, non a caso, protestano con Grasso e poche settimane dopo chiamano la stessa Boccassini come testimone dei fatti. Siamo nel giugno 2009 e qui, spiega Lettera43, si chiude "il caso" nonostante le pressioni del procuratore nazionale e del presidente Napolitano. Il timore del Colle è che di caso ora ne nasca un altro.  

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