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Manovra, scintille tra Renzi e Barroso. Cosa vuol fare Matteo per evitare il disastro

Nicoletta Orlandi Posti
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"Stiamo discutendo di uno o due miliardi, ce li possiamo mettere domani mattina". Matteo Renzi risponde così a Bruxelles che con una lettera formale ieri  ha avvertito l'Italia sulla legge di stabilità. "Vorrei rassicurare gli italiani di non preoccuparsi: abbiamo fatto una grande manovra per abbassare le tasse e non sarà una discussione sulle virgole a cambiare il nostro percorso", ha puntualizzato il premier. Intanto via XX settembre fa sapere che gli uffici tecnici del Ministero sono già in contatto con la direzione ECFIN a Bruxelles, così come il Governo italiano è in contatto con la Commissione europea, per fornire tutte le informazioni necessarie perché l'obiettivo adesso è aprire il "caso Italia" formalmente per poter avviare il dibattito sugli strumenti e la flessibilità del Patto. Di certo c'è, e lo ha sottolineato sia Renzi, sia il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, non si metterà in discussione l'impianto della manovra, "che deve restare espansiva e non più restrittiva". Anche perché nel bilancio pubblico c'è quella "elasticità", come la definiscono al Tesoro l'accantonamento di 3,5 miliardi, per rafforzare il risanamento strutturale dei conti che permetterebbe di chiudere subito la questione. La lettera - La lettera della Commissione, pubblicata sul sito del Ministero dell'Economia nonostante 'strettamente confidenziale' e contro il parere del presidente Josè Barroso, è chiara. "La strategia di bilancio dell'Italia, che pure s'inserisce nel contesto delle riforme strutturali, rinvia il raggiungimento degli obiettivi di bilancio di medio termine al 2017, violando così le regole del Patto di stabilità, in particolare quelle sul debito. La Commissione, già in contatto con l'Italia con cui intende proseguire il dialogo, chiede le ragioni di questa decisione entro domani". Due quindi i rilievi Ue. Primo, il rinvio al 2017 dell'obiettivo di medio termine, cioè del pareggio di bilancio, è una "deviazione significativa dalla strada di aggiustamento richiesta verso i suoi obiettivi di medio termine nel 2015". Ovvero, l'aggiustamento strutturale inserito nella legge è insufficiente: la Commissione raccomandava 0,7%, l'Italia ha previsto lo 0,1%. Secondo rilievo: con un aggiustamento insufficiente, viene meno "l'aderenza alle regole transitorie sul debito, requisito ancora più stringente". Quindi il debito che aumenta invece di scendere, con un aggiustamento strutturale insufficiente, porta l'Italia a rischio procedura per debito elevato. La lettera "non pregiudica l'esito dell'esame delle leggi", ribadiscono da Bruxelles. Barroso parla di un "atto dovuto", perchè previsto dalle regole quando un Paese si allontana "significativamente" dagli impegni. La Commissione ora si aspetta un negoziato - proprio come sta accadendo con la Francia dietro le quinte - con degli sforzi in più dell'Italia sull'aggiustamento strutturale che dovrebbe andare il più vicino possibile almeno a quello 0,5% previsto annualmente per tutti dalle regole. Per Bankitalia invece le decisioni del Governo di rinvio del pareggio, "data l'eccezionale durata e profondità della recessione, appaiono motivate". Da parte sua il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, invita Roma e Bruxelles al dialogo per trovare "un compromesso", visto che hanno "ragione entrambe". La replica di Renzi - "Quello che forse è in discussione, e sarà interessante approfondire, è chi decide cosa, come, quali sono le valutazioni politiche sulle circostanze eccezionali di cui parlano trattati e regolamenti", ha replicato Renzi che ora deve giocare la sua partita europea per la svolta. E se il metodo sembra essere quello di sempre, 'diritto per la sua strada' la strategia deve essere giocata di fino. Quello sforzo di alzare il target di riduzione del deficit strutturale dallo 0,1% previsto nella legge di stabilità allo 0,25-0,35%, che secondo alcuni potrebbe essere un plausibile punto di caduta di una mediazione, Renzi lo ha già messo in conto. E forse non solo con la 'riserva' prevista dai tecnici del Tesoro. Come dimostrano le parole sui due miliardi: "Li mettiamo domani mattina", ha assicurato, liquidandolo come "un piccolissimo sforzo" di fronte ad una manovra da 36 miliardi e un bilancio da 800. Ma probabilmente l'Ue chiederà qualcosa di più, come una possibile lettera di intenti, se non proprio un impegno di compiti a casa. Una possibilità che potrebbe essere quella al centro della mediazione che sarebbe in corso con Parigi (con la benedizione di Berlino) che, come Roma, si è vista recapitare la 'sua' lettera da Bruxelles. La lettera per Hollande - Mentre la lettera per l'Italia è pubblicata sul sito del ministero del Tesoro provocando lo scontro tra Barroso e Renzi, Parigi tace. La conferma del richiamo alla Francia arriva solo per via indiretta, dal presidente della Commissione esteri del Parlamento europeo, il tedesco Elmar Brok, consigliere di Angela Merkel. I francesi, invece, mantengono il riserbo. Francois Hollande, arrivando a Bruxelles dopo il vertice dei leader del Pse convocato a Parigi ma disertato da Matteo Renzi, dribbla ogni domanda diretta. D'altra parte, dopo lo 'strappo' della finanziaria largamente fuori parametri europei, la Francia ha avviato una trattativa sia con Bruxelles sia con Berlino. Il minisummit franco-tedesco dei ministri dell'economia e delle finanze di lunedì scorso ha aperto la strada ad una correzione che permetta alla nuova Commissione di non bocciare la Francia. Parigi sarebbe pronta a prendere impegni vincolanti nel campo delle riforme strutturali in cambio di aperture nel piano di investimenti che proprio ieri Jean Claude Juncker - accogliendo la principale richiesta socialista - ha confermato che anticipera' di oltre due mesi rispetto ai tempi previsti, impegnandosi davanti al Parlamento europeo a presentarlo "prima di Natale".

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