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Il Cav offra a Renzi la guida del centrodestra

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La sinistra non lo vuole? Se lo prenda Silvio. Il Pd al ballottaggio farà di tutto per impallinare il sindaco: a quel punto il centrodestra avrebbe l'uomo giusto per il dopo-Berlusconi

Andrea Tempestini
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Qualche mese fa l'avevamo gettata lì come battuta: dato che il Pdl non ha un candidato premier e invece il Pd  ne ha due, perché non farsene prestare uno? Non pensavamo a Pier Luigi Bersani, la cui storia risulterebbe indigeribile agli elettori di centrodestra, ma a Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze in fondo è un bel democristiano con un'idea di modernizzazione che non sfigurerebbe se fosse abbracciata dal Popolo della libertà. La rottamazione dei dinosauri che ingombrano la scena politica incontrerebbe subito il favore di gran parte dei militanti: liberarsi in un colpo solo di gente che siede in Parlamento da vent'anni è un desiderio che non è di destra o di sinistra, ma piace a tutti. Quando la formulammo per la prima volta, cioè all'inizio della campagna per le primarie del centrosinistra, la nostra era una provocazione. Un'idea scherzosa, ma niente di più. Il Pdl era già attraversato da dissidi e in preda a un certo appannamento di leadership, ma non era ancora nel caos cui stiamo assistendo oggi. Non si sapeva se a guidarlo alle prossime elezioni  sarebbe stato davvero Angelino Alfano oppure Silvio Berlusconi, ma la possibilità di una scissione non era neppure lontanamente presa in considerazione. Tuttavia ciò cui non pensavamo sta avvenendo. Il Cavaliere considera il Pdl un peso e molti suoi dirigenti una zavorra e dunque vorrebbe mollare gli ormeggi liberandosi di quel che lo frena. Un nuovo partito, qualche faccia presentabile (ma anche molte impresentabili), un programma con al centro le tasse e la crisi economica. Un'operazione ad alto rischio, che potrebbe andar bene sorprendendo tutti, come spesso hanno sorpreso le mosse solitarie di Berlusconi, ma che potrebbe risolversi anche in una catastrofe, con il nuovo partito fermo al 7 per cento e il vecchio, rimasto orfano del Cavaliere e presidiato dagli ex colonnelli di An, poco distante. Per l'uomo che ha segnato la storia politica degli ultimi vent'anni sarebbe un pessimo finale di carriera. Un disastro che liquiderebbe nel peggiore dei modi un'esperienza straordinaria, chiudendo senza speranza una stagione che di speranze per i moderati ne aveva create molte. E allora perché non puntare su Renzi? Il sindaco, dopo la probabile sconfitta al ballottaggio, rischia di restare disoccupato. Nonostante il 40 per cento dei consensi, non avrà incarichi nel suo partito e sarà costretto a rimanere a Palazzo Vecchio, assistendo impotente alla sfida politica nazionale. Perché allora non offrirgli un'alleanza? Berlusconi potrebbe far confluire i voti del suo nuovo partito (e forse anche quelli del vecchio) su Matteo Renzi, definendo un programma di riforme e di modernizzazione del Paese che potrebbe andare bene all'elettorato moderato e a quello di centrosinistra che ha votato per il rottamatore. Il sindaco piace a molti simpatizzanti del Pdl, i quali alle vecchie facce preferiscono le nuove. Certo, l'idea è ardita, ma a volte le idee ardite sono le migliori. Il Cavaliere ci pensi. In fondo lui e Renzi sono due rottamatori. Entrambi vogliono cambiare, un punto in comune che non è poco. Il resto verrà. di Maurizio Belpietro  

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