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Casini a Rebibbia da CuffaroFacci: giusto non mollare amici

Il leader dell'Udc fa visita regolarmente all'ex governatore della Sicilia, in carcere per favoreggiamento della mafia

Matteo Legnani
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Voi che fate, se un vostro amico finisce in galera? Lo mollate? La risposta, una volta mondata dei vari «dipende», è tra le poche ancora capaci di fare da spartiacque tra generi umani. Pier Ferdinando Casini è andato a trovare Salvatore Cuffaro al carcere di Rebibbia, e, incalzato, ha detto che ci va regolarmente e che lo considera un dovere morale; oddio, io ho l'impressione che quel «morale» sia stato un po' buttato lì, perché il punto è proprio che l'amicizia tende a prescindere dalla morale. Ma a parte casi estremi (io credo che non abbandonerei un amico neppure se si rivelasse lo strangolatore di Boston) nel caso di Cuffaro stiamo parlando di una condanna per favoreggiamento a Cosa nostra: che dovrebbe fare Casini? Secondo Il Fatto Quotidiano dovrebbe mollarlo: anche perché Casini sarebbe «incoerente» con il suo sdegno per certe battute di Grillo sulla mafia. Il nesso non l'ha capito nessuno, e meno ancora si è capita l'uscita di Raffaele Lauro (Pdl) secondo il quale Casini dovrebbe differenziare i suoi comportamenti da uomo e da leader politico, altrimenti rischia «una sconfessione della strategia di guerra alla mafia». Ossia? Che dovrebbe fare, dimettersi ogni volta che va a Rebibbia? Perdonerete un accenno di simpatia per l'uomo Casini, dunque: anche perché per il resto - circa il Casini politico, cioè - il problema non è che possa andare in carcere, ma che ogni volta lo fanno uscire.

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